Che io sia una patita del podismo è risaputo.
Che io faccia più rumore di una fanfara durante la
festa patronale pure.
Ma che la mia amatissima città, Legnano, sia in
grado di dare vita – tramite alcuni eroici condottieri – ad una manifestazione
sportiva mirabolante forse non tutti lo sanno: e allora questa storia ve la
racconto io, ovviamente a modo mio (parolacce, doppi sensi e minchiate inclusi).
C’era una volta un pazzo: si, la storia comincia
così.
C’era uno che si chiamava Alessandro e, salvo non
sia in lizza per il pontificato, penso abbia mantenuto lo stesso nome.
Questo rubicondo signorotto, riccioluto, occhialuto,
pluricellularato e ciclomunito aveva una passione, anzi ne aveva due: la corsa
e le persone. Credo che in realtà tra i
suoi interessi rientrassero anche Vasco Rossi, la beneficienza e la gnocca,
(forse non in quest’ordine) ma ne parleremo un’altra volta.
Un bel giorno il pazzo decise di organizzare una
gara podistica per le vie della sua città, per dar vita ad una corsa che
facesse divertire i partecipanti e valorizzasse non solo questo sport, divenuto
appannaggio degli over quaranta per puro spirito suicida, ma anche le
meraviglie legnanesi e le rovine storiche, tra le quali sento di potermi
annoverare in qualità di reduce dell’epica battaglia. Anzi, credo che tra un
po’ insieme al Crocione del Carroccio trasleranno in processione fino a piazza
San Magno anche me…
Dunque, inforcati gli occhiali (che un po’ mette,
un po’ toglie, un po’ gli cadono e un po’ non gli servono), a cavallo della
bici Alessandro ha misurato l’urbe centimetro per centimetro, valutando
percorsi, salite, discese, curve e rettilinei: meno male che la capacità di
camminare sulle acque è riservata ai vip, altrimenti ci avrebbe fatto fare un
passaggio anche sull’Olona.