[Servizio fotografico] - Correva l’anno 2018,
giorno del Signore 25 marzo, alle ore 10.30 circa… ma non era solo l’anno a
correre in questa domenica milanese, perché con lui c’ero io ed altre
cinquantamila persone (runner più, runer meno), una masnada di fotografi oltre
al fotografo malandrino (cui tributare ogni onore e gloria), Stefano Baldini
che come sempre mi è sfuggito, i bersaglieri e le loro trombe (ed io ripenso a
Baldini…).
Il tempo è stato clemente e, come sempre, quando c’è
tranquillità nell’aria, io sbaglio tutto:
l’abbigliamento, dato che ho indossato il completo
per correre in Lapponia, ingannata dal resoconto del meteo del cellulare,
quando invece avrei fatto meglio a cacciare la testa fuori dalla finestra, ma
comunque fiera ed orgogliosa
di aver indossato (indegnamente) la maglia della mia squadra; il passo, posto che ho iniziato a correre come se mi bombardassero alle spalle ed alla fine mi trascinavo in groppa ad una bombola d’ossigeno; il pasto, poiché ho fatto colazione alle 7.00 con l’essenza di manna ed alle 10.00 sognavo di rotolarmi in una vasca di pizzoccheri; e per finire la pipì, che riesce a scapparti sempre 30 secondi prima di partire e per riuscire ad andare in bagno devi pregare che nessuno di quelli in fila prima di te abbia progetti importanti.
di aver indossato (indegnamente) la maglia della mia squadra; il passo, posto che ho iniziato a correre come se mi bombardassero alle spalle ed alla fine mi trascinavo in groppa ad una bombola d’ossigeno; il pasto, poiché ho fatto colazione alle 7.00 con l’essenza di manna ed alle 10.00 sognavo di rotolarmi in una vasca di pizzoccheri; e per finire la pipì, che riesce a scapparti sempre 30 secondi prima di partire e per riuscire ad andare in bagno devi pregare che nessuno di quelli in fila prima di te abbia progetti importanti.
In ogni caso, strombazzati dai bersaglieri, raggruppati
tutti gli amici, salutati conoscenti e runners onnipresenti, ci siamo diretti
alle griglie di partenza: ovviamente quelli più veloci destinati alle griglie davanti
(uuuhhh e quanto se la tiravano… “no, io sto sotto soglia”, “oggi mi sento di
personal”), io con il carro bestiame: ma chi si è divertito come noi? Quelli
della mia griglia (me compresa) avrebbero fatto degnamente sfoggio di sé in
un’ala del museo delle scienze naturali, quali improbabili prodigi della
innaturalità.
E dunque, dopo il colpo di cannone ed i coriandoli
siamo partiti, prima tutti in gruppo come greggi e poi, piano piano, in una
lunga fiumana sempre più assottigliata per effetto della selezione naturale:
fantastici i pacers che hanno animato la corsa e, come indomite locomotive,
hanno trascinato chiunque all’arrivo nei tempi prescritti. Tranne i miei: mi
ero detta, attaccati ai pacers dell’ora e cinquanta e ad un paio di chilometri
dall’arrivo scatta! Peccato che erano indemoniati ed hanno corso tutto il tempo
facendo calcoli che pure io (che ho sto alla matematica come Capasso alle donne
brutte) capivo che erano sbagliati: in ogni caso, giunta al traguardo in un’ora
e quarantanove minuti, dopo aver ringraziato tutti gli dei di essere ancora
viva ed in discrete condizioni mentali, mi sono rifocillata di bellezza vedendo
il gaglioffo che fotografava a destra ed a manca, scroccandogli la fotografia
della vita (nella quale, come sempre, sono uscita “urenda”).
Bella bellissima Milano, con tutte le sue strade
infinite, gli automobilisti meno incazzati del solito, tanto tifo più della
norma ed i soliti vecchi che devono per forza attraversare con il girello
proprio quando passi tu. Grandiosi i volontari dei ristori, che una battuta non
te la risparmiano mai, specie se vedono che, mentre corri, sulla tua testa svolazza
un avvoltoio pronto a buttarsi sulla carogna; parimenti fantastici quelli della
Croce Rossa che hanno gestito il deposito borse alla grandissima (d’altronde
sono abituati alle emergenze e ad avere a che fare con gente che sta per
esalare l’ultimo respiro).
Vorrei tuttavia mestamente lanciare un messaggio a
coloro (ovviamente maschi) che – in genere dotati di secchissima chiappa – si
smutandano senza pietà in ogni angolo della strada per ricomporsi in
abbigliamento asciutto: passi che tra sportivi non c’è pudore, passi che siamo
tutti nelle stesse condizioni, ma se hai varcato abbondantemente la soglia dei
60 un minimo di asciugamano a coprire il ricordo di un eroe sarebbe gradito.
Come sempre ci siamo divertiti tutti. Come sempre
lo sport, praticato ad ogni grado e livello, fa solo bene. Come sempre stare
con gli altri, dimenticandosi chi sei, migliora l’umore e la vita. Come sempre
incontrare Antonio colora la giornata. Come sempre io Baldini non l’ho visto
neanche in foto.
Alla prossima…
Mirta Marando
:))) Grande resoconto, Mirta! Grazie!
RispondiEliminaBellissima manifestazione ieri, che ha soddisfatto anche il mio ego (per una volta).
Il deposito borse un fiore all'occhiello!
ps. io Baldini l'ho visto allo stand Asics il sabato pomeriggio