7 novembre 2011

6 Nov 2011 - 20° Maratonina di Busto Arsizio di D. Casiraghi

La mia mezza di Busto Arsizio
Ho deciso di iscrivermi a questa mezza perché l’avrei fatta a ritmo maratona come allenamento per la Maratona di Valencia che mi aspetta a fine mese.
Pur sapendo che il percorso non sarebbe stato esaltante perché si svolgeva per lo più nella zona industriale di Busto mi sono iscritta. Nella preparazione di una maratona la mezza deve essere vista come un allenamento nel percorrere kilometri e basta.
Domenica mattina mi sveglio presto e fuori piove! Sembra che sia un “classico” alla mezza di Busto (detto da chi ha partecipato più volte) ma sono decisa a correrla. Giunta sul luogo trovo ad accogliermi un’organizzazione impeccabile: spogliatoi puliti, deposito borse organizzatissimo e tanto spazio al caldo e al coperto ove poter attendere l’ora della partenza. I soliti amici arrivano e si scambia qualche battuta sul percorso. Piove ma io decido di non coprirmi tanto anche perché fuori la temperatura è intorno ai 17 gradi. Un cappellino per coprire la mia testolina, maglietta a manica corta e pantaloncino corto.
Alle 9,30 si parte! Il percorso è piatto e molti partono molto veloci. Io ho deciso di impostare un ritmo di comfort. Fatico a rompere il fiato perché sono un diesel e parto sempre senza fare riscaldamento ma tutto sommato riesco a correre ad un ritmo accettabile senza arrancare. Corro da sola perché gli altri sono più avanti, pochi sono rimasti dietro ma molto distaccati e io fino al decimo kilometro decido di non ascoltare musica e di correre ascoltando solo me stessa. Ho letto che la corsa è un viaggio dentro sé stessi ed è vero. Nel silenzio di quelle strade si srotolano nella mia testa pensieri, sensazioni, paure, gioie. Corro da sola ma non mi dispiace perché sono abituata. Anzi per me è talmente normale correre solitaria che se avessi tanta gente accanto mi darebbe fastidio. Nella vita di tutti i giorni sono sempre in mezzo al frastuono e questi momenti di silenzio sono preziosi. Riposano le orecchie, riposa il cervello, e riposa l’anima. Si sente solo il rumore delle mie Nimbus sull’asfalto bagnato, un incedere regolare, e  il mio respiro che non assomiglia più allo sbuffare di una locomotiva  come qualche anno fa quando iniziai a tentare di correre.
La corsa mi ha dato tanto: oggi rispetto a tre anni fa mi sento una donna dal carattere forte, determinata ad arrivare dove voglio e questo fa di me una persona sicura di sé stessa, con dei valori in cui credere a cui prima non badavo nemmeno. La bella vita non è fatta di gioielli, vestiti, viaggi e oggetti materiali. La bella vita è fatta di fatica, sudore e l’immensa soddisfazione di sapere di potercela fare sempre.
Assorta nei miei pensieri ed elucubrazioni arrivo al famigerato 17esimo kilometro e si inizia a soffrire, la stanchezza si fa sentire e le gambe incominciano a farsi legnose, bisogna stringere i denti ed attingere alle risorse della mente perché solo lei è in grado di portarmi al traguardo. Penso che tutto sommato potrei rallentare e prendermela comoda perché per me è solo un allenamento questa gara ma io sono orgogliosa e di cedere proprio non mi va.
Guardo il mio Garmin che mi dà la conferma di aver fatto una bella corsa fino ad ora e poi scatta qualcosa:  il mio “ki” si fa sentire. Con questo termine orientale si intende “l’energia vitale” che permea il nostro corpo e lo spazio che ci circonda, praticamente tutto, ma solo alcune persone riescono ad utilizzarla e, soprattutto, a vederla e, forse, é proprio qui il nodo della questione. Ammesso che questa energia esista, il primo problema é appunto quello di riuscire a vederla o, ancor meglio, “sentirla”. E io la sento questa energia e cerco di usarla al meglio. Stanca e infreddolita trovo la forza di incrementare il ritmo e volo verso questo traguardo provando bellissime emozioni che solo un obiettivo “sudato” può regalare.
Ringrazio tutti per la buona riuscita di questa manifestazione organizzata davvero bene, dal presidio stradale alla gestione dei ristori e degli spogliatoi/deposito borse. Bellissimo il gadget consistente in una maglia tecnica (che pochi adesso danno) Asics. Un unico neo: la medagliaaaaaaaa! Io la volevo perché le tengo tutte!
Donata Casiraghi
***

3 commenti:

  1. Donata è un diesel con un grande cuore dentro! Compa

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  2. Brava, condivido tante cose che hai scritto!! Senza corsa non so cosa farei...
    Fabio

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  3. Belle parole Donata sul tuo amore per la corsa e grazie per i compplimenti all'organizzazione; per la medaglia è un mio chiodo fisso e anche quello di molti consiglieri, ma la coperta purtroppo è corta e a meno di interventi di sponsor preferiamo investire di piu sulla maglia del pacco gara per ora

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