ti scrivo a poche ore dalla conclusione della tua edizione numero 40. E se anche dimenticassi che la vita inizia a quarant'anni, l'impressione è che i tuoi otto lustri neppure li dimostri. Dal nostro primo incontro sono passati dieci anni esatti. Di fama, ti conoscevo da almeno un altro decennio e a lungo ti ho considerata una meta inarrivabile. Quando cominciai a frequentare i circuiti podistici, a buttare benzina sul fuoco del mio (allora platonico) innamoramento, ci si misero più o meno tutti. Descrivendo minuziosamente il percorso, decantando gli scorci panoramici, raccontando l'atmosfera dei passaggi nei paesi della Valle e la soddisfazione di giungere “integri” al Santuario di Re, perché “chi vi arriva in forze, arriva bene anche al traguardo”.
L'ultima estate prima del debutto, ascoltare questi discorsi, ognuno dei quali verteva sulla Sgamelàa o ci finiva, era diventata quasi una sofferenza. Non stavo più nella pelle. E finalmente venne il grande momento. “Attento, giovanotto – mi ammonì Sandro Bottelli prima del via, frenando il mio stato di esaltazione -: questa è una corsa in cui la crisi arriva quando meno te l'aspetti”. Non ci misi molto a capire che era vero, non solo il monito di Sandro ma anche
e soprattutto tutto quello che di esaltante e leggendario avevo udito narrare sul tuo conto da moltissimi podisti (e Sandro era pure fra quelli). L'innamoramento, da platonico, nel giro di qualche ora si trasformò in una passione travolgente, tanto che mi sembrò di aver bruciato le tappe e la sera stessa, in preda allo sgomento, mi ritrovai a domandarmi quanto sarebbe durata. Ma col passare degli anni, all'inizio con un certo stupore, mi resi conto che il tuo fascino era di quelli che, se ti colpiscono, non ti lasciano scampo. E qui mi fermo perché questo genere di sentimenti non si spiegano. Chi li ha provati o li prova capisce in proprio; gli altri non vedo cosa possano e debbano capire. Vengo invece al motivo della mia lettera, che nasce da un tam-tam di voci che negli ultimi giorni, in maniera incalzante, mi ha messo una fastidiosa pulce nell'orecchio. La notizia sarebbe che, archiviata l'edizione del quarantennale, avresti deciso di andartene in pensione. Pensione, del resto, è una parola doppiamente inadeguata: le corse podistiche, infatti, non vanno in pensione (i podisti, magari) eppoi, con l'aria che tira negli ultimi tempi, c'è il rischio di ritrovarsi ad aspettarla (dico la pensione) non con quaranta ma con ottanta, di anni sulle spalle. “Non dare peso alle dicerie” mi starai per rispondere, ed è quello che ho fatto da principio. Ma dopo alcune strane coincidenze la mia sensazione non è delle migliori. La voce sta girando, cara Sgamelàa, te lo dico prima che siano altri a farlo. Vedi, più che addolorato, se tutto fosse vero, mi sentirei tradito. Tanto per cominciare avevi promesso che per i tuoi quarant'anni si sarebbero fatti, se non i fuochi d'artificio, almeno dei degni festeggiamenti. Un ricordo, un gadget, un ospite, una rassegna... Invece, nulla. Anche i giornali locali, che per te hanno sempre riempito colonne e stampigliato titoli a caratteri cubitali, hanno mantenuto un profilo basso. Troppo basso. Ed ora vengo a sapere che staresti per andartene, e per giunta senza averne fatto parola con nessuno. Non è sportivo, e neppure delicato, per il rapporto che hai coltivato non tanto con me, ma con tutti quelli che ti seguono dagli anni Settanta e per i quali – bene o male – hai sempre rappresentato il punto d'arrivo, e la ragione, di un anno di allenamenti. Che sia soltanto una bufala messa in giro da qualche disinformato? Lo spero. Molto peggio sarebbe se le due cose (la mesta figura alla festa del tuo quarantesimo compleanno e la prevista calata del sipario) siano il frutto della mancata lungimiranza e della sostanziale inettitudine di qualche incauto organizzatore. E' pur vero che in questi ultimi anni anche i partecipanti (sempre meno, e sempre meno entusiasti) ci hanno messo del loro per darti qualche delusione. Ma come dimenticare le migliaia di persone giunte da ogni luogo d'Italia per calcare i tuoi sentieri e abbeverarsi alle tue fontane? E tutti coloro che, morti di fatica, hanno giurato che in Val Vigezzo non avrebbero messo più piede e dall'epoca della loro “prima volta” non sono ancora riusciti a dire basta? Grandi nomi ti hanno corso o celebrato (Bartali, Maspes, Berruti, Fogar, Loppolo, Pinto, il regista Pio Dolci). Li hai scordati? Stamattina ne ho parlato a mezza voce con Domenico Delbarba, il tuo “senatore”, l'unico ad aver corso tutte e quaranta le edizioni: avessi visto la sua faccia, o sentito la sua voce. Pensa che proprio in quel momento passava a fianco a noi uno degli organizzatori. Non abbiamo avuto cuore di domandargli spiegazioni, per paura di una risposta che ci avrebbe di sicuro rovinato la gara. Anche allo scadere dei tuoi trent'anni si ventilò la fine. Ma allora (solo allora ?) c'erano evidenti problemi organizzativi e la notizia venne almeno data con un certo anticipo. Tant'è vero che in tuo aiuto accorse un gruppo di volenterosi, capitanati da un certo Severino Bernardini e da un certo Marco Della Vedova, quasi tutti arruolati nel Comitato Tappa del Giro d'Italia. Qualcuno alzò il sopracciglio e ironizzò ma la corsa si fece e, miracolosamente, l'anno successivo risorse anche il gruppo degli storici organizzatori, che, rinverdito da qualche nuovo innesto, decise di ripartire.
Concludo, cara Sgamelàa, augurandomi e augurandoti che si tratti solo di un malinteso.
Se è così, fatti sentire al più presto. Sai dove trovarmi.
Un caloroso abbraccio dal tuo
Carlo Zaninetti
le foto
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già un anno era saltata e sempre per lo stesso motivo : organizzare è molto faticoso e mancano i volontari e non solo quelli del giorno della gara...
RispondiEliminaQualche anno fa Incaudo aveva deciso di impegnarsi di nuovo, ma oggi forse si trova nelle stesse condizioni ...
A questo punto chi ama la Sgamelaa deve trovare il tempo di dare una mano per quello che può chiaramente ...
Io farò sapere a Mario la mia disponibilità per il giorno della gara, purtroppo è il massimo che posso dare, ad oggi ...
Impossibile pensare alla Valle Vigezzo senza la Sgamelaa....