[ FOTO ] - La
mezza di Novara, si preannuncia come meglio non si poteva immaginare.
Il
riscaldamento pre-gara si svolge in modo piacevole e divertente.
Piacevole
perché la temperature è incredibilmente mite, in considerazione della stagione
e della latitudine;
divertente
perché è occasione per salutare amici e parenti, e per arricchire il book
fotografico personale (grazie Andò)
Il
parterre è simpatico e interessante grazie alla scenografia organizzata dai
responsabili.
Ma ben
presto è tempo di allinearsi dietro la linea dello start perché la mezza di San
Gaudenzio è una gara e pertanto richiede concentrazione, sacrificio e
determinazione. Allo sparo (qualcuno l’ha sentito?) dato con qualche minuto di
ritardo, iniziano le danze.
Tutto
bello, tutto facile.
Infatti,
il sole frontale accompagna e rende piacevole la corsa, la sua luce morbida
ampia ed uniforme è come quella
dei diffusore teatrali; ma qui il palcoscenico è il percorso e gli attori siamo noi!
dei diffusore teatrali; ma qui il palcoscenico è il percorso e gli attori siamo noi!
Tutto
bello, tutto facile.
I
chilometri passano con inaspettata fattibilità, veloci come la più rosea
aspettativa. Il primo, il secondo, il terzo, fino al decimo è così:
sorprendentemente facile!
Ma non
è tutto oro ciò che luccica, nemmeno il sole liberatosi dalle nuvole e padrone
del cielo.
Questo
descritto non è che il preludio di una gara che solo adesso mostra il fattore
“fatica” che è tipico di ogni competizione .
Alla
fine di una curva che impone la strada per il ritorno in città, esattamente a
metà gara, il vento si battezza primo attore di questa 19° edizione della Mezza
di San Gaudenzio mostrando la sua energia.
Come
uno strano principio che regola la pena in base al beneficio goduto, il
percorso da ora in poi è caratterizzato da raffiche di vento che spingono,
spostano e spazzano via. Per gli atleti inizia un lungo calvario. La speranza
che alla fine della curva successiva il vento possa cessare, è puntualmente
disattesa e dettata solo dallo sforzo e senza nessuna logica, si sposta alla
curva successiva.
Il
vento gela la fronte, fa lacrimare gli occhi, ghiaccia le mani, stanca gli
atleti, indebolisce i runner. Ma il runner rallenta, combatte, si difende ma
non si ferma. Ogni passo diventa un calcio dato al vento e un metro in meno che
ci separa dal traguardo.
La
città è vicina ed in essa è custodito il gonfiabile del traguardo; così
cercando riparo tra le pareti di qualche abitazione, e con l’aiuto della ancora
lontana voce dello speaker, chiaro segno che l’arrivo è prossimo, si raggiunge
faticosamente e mai come questa volta, meritatamente, il metro 21'097.
L’agognata medaglia rappresenta il trofeo tipico di un incontro di boxe dove,
questa volta, il runner alza le braccia al cielo e il vento soccombe KO
Mauro Oliva
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