[ FOTO ] - Mercoledì, 2 ottobre sul
campo interno della “casa di detenzione” di Bollate si è tenuto il
quadrangolare di calcio tra le squadre di detenuti appartenenti alle carceri
lombarde di: Bollate, Opera, Como e Bergamo con l’obbiettivo di attirare
l’attenzione e stigmatizzare gli episodi di violenza che sembrano dilagare in
tutto il territorio nazionale, soprattutto nei confronti delle donne; motivo
per cui si è scelto di dedicare questa manifestazione alla memoria di Yara
Gambirasio, la giovane ginnasta morta assassinata da mani, tutt'ora,
sconosciute.
Luogo scelto per la
manifestazione, come precedentemente detto, il carcere di Bollate sul quale
credo sia necessario spendere due parole.
Che il carcere non sia un
luogo piacevole è cosa indubbia, nell’ultimo periodo si è a lungo discusso
riguardo la situazione carceraria italiana. La struttura detentiva di Bollate
si pone come modello per quel che riguarda il recupero ed il reinserimento dei detenuti tramite
attività socialmente utili come teatro e sport cosa, tra l’altro, ribaditami
più volte sia dai ragazzi che dagli agenti con i quali ho avuto modo di parlare.
Dopo questa piccola ma doverosa
digressione, torniamo all’evento in se.
Nonostante la mattinata si
presentasse uggiosa e minacciasse pioggia i giocatori delle quattro squadre
hanno fatto il loro ingresso sul campo da gioco con un sorriso radioso sul
volto, dando vita a partite sorprendentemente piacevoli e agonisticamente
intense, tutte all’insegna della sportività.
Alla fine dei quattro,
combattutissimi, incontri a prevalere sono stati i ragazzi di Opera che, al
terminare della giornata, sono stati premiati da un padrino d’eccezione: l’ex
giocatore di serie A Fulvio Collovati già campione del mondo di Spagna ’82.
Durante la giornata ho
avuto l’occasione di discutere con molti dei detenuto riguardo l’argomento
della manifestazione, della gioia di poter passare una giornata all’insegna
dello sport e sotto certi aspetti anche per quanto concerne la vita in carcere;
soprattutto i ragazzi di Bollate si sono dimostrati molto felici di poter
ospitare questo evento, sia per la sua importanza dal punto di vista sociale
sia perché offriva l’occasione di trascorrere alcune ore di energica attività
sportiva.
Parlando con uno dei
responsabili del giornale carcerario “Carte Bollate” ho scoperto che non tutti
erano dilettanti, in quanto le squadre dei vari carceri militano nelle categorie
inferiori di calcio disputando sino a trenta partite a stagione.
Insomma, una
manifestazione all’insegna dello sport con un nobile intento e che ha visto
presenti: Il presidente regionale del CONI Pierluigi Marzorati, i membri di
associazioni benefiche (Ibindun) e sul finire di giornata anche autorità,
stampa e televisione.
Di mio posso sicuramente dire
che organizzare una torneo di calcio tra persone resesi responsabili di delitti
è un’idea sana e moralmente meritevole di rispetto in un momento in cui pare
che la cronaca nera sia diventata più un business che un argomento di seria e
profonda riflessione.
Resta solo un dubbio… Perché
ospitare la manifestazione a porte chiuse? In un carcere tutti i presenti sanno
benissimo quanto la violenza sia sbagliata. Un messaggio del genere avrebbe
avuto bisogno di un vasto pubblico che, tornando a casa divertito, avrebbe
sicuramente trasmesso e pubblicizzato la manifestazione ed il bel messaggio ad essa
collegato, perché, come dice il Dalai Lama riguardo la violenza:
“Siamo tutti potenziali malfattori, e nel profondo
dell’animo quelli che mettiamo in prigione non sono più cattivi di chiunque di
noi. Hanno ceduto all'ignoranza al desiderio, alla collera, malattie da cui
anche noi siamo affetti, per quanto in misura diversa. Il nostro dovere è di
aiutarli a guarire.” Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Valentino Capasso
FOTO - Sport contro la violenza
Nessun commento:
Posta un commento
Il vostro commento sarà visibile dopo verifica del moderatore.
Grazie