3 ottobre 2013

2 ott 2013, Bollate - Sport contro la violenza: “una giornata dietro le sbarre”, di V. Capasso - FOTO

[ FOTO ] - Mercoledì, 2 ottobre sul campo interno della “casa di detenzione” di Bollate si è tenuto il quadrangolare di calcio tra le squadre di detenuti appartenenti alle carceri lombarde di: Bollate, Opera, Como e Bergamo con l’obbiettivo di attirare l’attenzione e stigmatizzare gli episodi di violenza che sembrano dilagare in tutto il territorio nazionale, soprattutto nei confronti delle donne; motivo per cui si è scelto di dedicare questa manifestazione alla memoria di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta morta assassinata da mani, tutt'ora, sconosciute.
Luogo scelto per la manifestazione, come precedentemente detto, il carcere di Bollate sul quale credo sia necessario spendere due parole.
Che il carcere non sia un luogo piacevole è cosa indubbia, nell’ultimo periodo si è a lungo discusso riguardo la situazione carceraria italiana. La struttura detentiva di Bollate
si pone come modello per quel che riguarda il recupero ed  il reinserimento dei detenuti tramite attività socialmente utili come teatro e sport cosa, tra l’altro, ribaditami più volte sia dai ragazzi che dagli agenti con i quali ho avuto modo di parlare.
Dopo questa piccola ma doverosa digressione, torniamo all’evento in se.
Nonostante la mattinata si presentasse uggiosa e minacciasse pioggia i giocatori delle quattro squadre hanno fatto il loro ingresso sul campo da gioco con un sorriso radioso sul volto, dando vita a partite sorprendentemente piacevoli e agonisticamente intense, tutte all’insegna della sportività.
Alla fine dei quattro, combattutissimi, incontri a prevalere sono stati i ragazzi di Opera che, al terminare della giornata, sono stati premiati da un padrino d’eccezione: l’ex giocatore di serie A Fulvio Collovati già campione del mondo di Spagna ’82.  
Durante la giornata ho avuto l’occasione di discutere con molti dei detenuto riguardo l’argomento della manifestazione, della gioia di poter passare una giornata all’insegna dello sport e sotto certi aspetti anche per quanto concerne la vita in carcere; soprattutto i ragazzi di Bollate si sono dimostrati molto felici di poter ospitare questo evento, sia per la sua importanza dal punto di vista sociale sia perché offriva l’occasione di trascorrere alcune ore di energica attività sportiva.
Parlando con uno dei responsabili del giornale carcerario “Carte Bollate” ho scoperto che non tutti erano dilettanti, in quanto le squadre dei vari carceri militano nelle categorie inferiori di calcio disputando sino a trenta partite a stagione.
Insomma, una manifestazione all’insegna dello sport con un nobile intento e che ha visto presenti: Il presidente regionale del CONI Pierluigi Marzorati, i membri di associazioni benefiche (Ibindun) e sul finire di giornata anche autorità, stampa e televisione.
Di mio posso sicuramente dire che organizzare una torneo di calcio tra persone resesi responsabili di delitti è un’idea sana e moralmente meritevole di rispetto in un momento in cui pare che la cronaca nera sia diventata più un business che un argomento di seria e profonda riflessione.
Resta solo un dubbio… Perché ospitare la manifestazione a porte chiuse? In un carcere tutti i presenti sanno benissimo quanto la violenza sia sbagliata. Un messaggio del genere avrebbe avuto bisogno di un vasto pubblico che, tornando a casa divertito, avrebbe sicuramente trasmesso e pubblicizzato la manifestazione ed il bel messaggio ad essa collegato, perché, come dice il Dalai Lama riguardo la violenza:
“Siamo tutti potenziali malfattori, e nel profondo dell’animo quelli che mettiamo in prigione non sono più cattivi di chiunque di noi. Hanno ceduto all'ignoranza  al desiderio, alla collera, malattie da cui anche noi siamo affetti, per quanto in misura diversa. Il nostro dovere è di aiutarli a guarire.”  Tenzin Gyatso (Dalai Lama)
Vale la pena farci un’attenta riflessione.
Valentino Capasso

Nessun commento:

Posta un commento

Il vostro commento sarà visibile dopo verifica del moderatore.
Grazie