Cari Amici podisti, per "una volta" ho dato ascolto al mio "piccolo": "papà vieni con me ad ascoltare e far qualche foto al Busto Folk invece che alle corse?" Non mi sono pentito... anzi il prossimo anno lo seguirò per intero!
°°°
[ FOTO ] Anche
quest’anno l’allegra atmosfera del Busto
Folk ci ha lasciato, facendo tornare la città nella sua laboriosa ma,
ahimè, poco immaginifica routine.
Eppure l’evento conclusosi alcuni giorni fa è ormai diventato un appuntamento
fisso per la città essendo giunto alla sua dodicesima edizione; un traguardo
non indifferente, segno che, dopotutto, la voglia di perdersi in atmosfere
lontane, vagare con la fantasia o semplicemente passare una serata fuori dai
ritmi moderni, è dura a morire anche per la laboriosa gente di provincia.
Il folk è
suscitare emozioni, sensazioni, stimolare la fantasia, creare un’atmosfera
attingendo a ciò che fu, ciò che era, ossia non vivere in un anacronistico
passato e rivendicarlo come attuale, ma rivivere un’antica emozione, poiché
esse hanno la capacità di conservarsi intatte nei secoli e riaffiorare
improvvisamente, come se fossero sempre state parte di noi, al suono di un flauto, una cornamusa, nelle movenze di una danza o al ritmo di
una vecchia ballata.
Questa era
la premessa, forse un po’ malinconica
e sognante, ma all’atto pratico cos’è
stato e cosa ci ha lasciato questa edizione del Busto Folk?
Anche
quest’anno svoltasi nella non particolarmente evocativa ma più che adatta
cornice del parco del museo del tessile, la dodicesima edizione, come già
detto, si è mostrata in gran spolvero e
con una ricorrenza importante da celebrare,
vent’anni di Gens d’Ys, la
ormai nota compagnia e scuola di ballo di danze irlandesi, ideatrice ed
organizzatrice dell’evento che ha scelto di festeggiare raddoppiando, due weekend
per un totale di sette giorni complessivi passati al ritmo di folk irlandese e
scozzese.
Una full
immersion a trecentosessanta gradi, dalla celtica al folk rock più aggressivo
premiata dal pubblico che è affluito con continuità per tutta la durata della
manifestazione.
Il clou
dell’evento si è tenuto nella corte interna dove sul palco si sono esibiti
ventidue gruppi e due corpi di ballo provenienti da tutta Italia ed Europa,
serate piacevoli e animate si sono susseguite al suono di cornamuse, violini e
anche chitarre elettriche insomma, ce ne stava per tutti i gusti e tutte le
età.
Particolarmente
vivaci i venerdì e sabati che hanno visto esibirsi: Puddy Murphy con le loro canzoni da pub, gli ormai noti Dirty Bastard con il loro folk rock, i Capercaille, Skerryvore, Folkamiseria ma anche i nuovamente presenti Street Wings, un po’ di rammarico per
gli irlandesi 4 Man and a Dogs che
causa la pioggia non hanno avuto il pubblico che si sarebbero meritati ma nel
complesso tutti i gruppi presenti hanno dato buona prova di se e meritano il
nostro plauso.
La serata
più divertente è stata l’ultimo venerdì di festival dove c’è stata la
bellissima esibizione dei Gens d’Ys
che ha divertito e incantato e il prorompete concerto dei Bags of rock che ha fatto saltare e pogare (a fondo articolo
trovate le foto)
Oltre a gli
show musicali la corte interna ed il parco sono stati popolati dai numerosi stand di artigiani e commercianti, prodotti di
ogni genere dal cibo alle collante e i bracciali in ferro e rame, vestiti
celtici, musica insomma anche qui i più svariati gusti sono stati soddisfatti.
Busto Folk
però è, ed anche quest’anno è stato, molto più di sola musica e bancarelle.
Molto
intriganti le mostre e gli incontri
culturali tenutesi all’interno della struttura che hanno toccato tutti gli
aspetti della cultura celtica e nord europea; avrebbero meritato un maggior
spazio e più visibilità ma purtroppo la struttura questo poteva offrire.
Nuovamente proposto, il pittoresco villaggio celtico ha offerto un piacevole
colpo d’occhio e ha aiutato a creare una bella atmosfera, un plauso particolare
va fatto ai gruppi di rievocazione storica che per tutta la durata del festival
hanno girato per il parco con indosso i le loro vesti di antica foggia.
Tra le altre attività, notevoli a mio giudizio, c’è stata la gara di tiro con
l’arco: Ha coinvolto molte persone presenti nel parco e tanti semplici passanti
si sono fermati ad osservare divertiti ed incuriositi da questa antica
disciplina.
L’animazione
ludica per bambini è stata veramente ben gestita e coinvolgente, orde di
ragazzini con grossi scudi ed elmi di plastica scorrazzavano in giro per il
palco seguiti da gli animatori, la voglia di tornare bambino era irrefrenabile.
In
conclusione anche quest’anno Il Busto Folk non ha deluso, sono state due
settimane piacevoli e divertenti da trascorrere nella propria città, mi auguro che la manifestazione possa
continuare a crescere e migliorare perché queste manifestazioni fanno bene allo
spirito, alla città e alla gente che la abita.
Già gente…
folk.
Valentino Capasso
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