Quest'anno ho almeno due motivi in più per essere
contento di correrla: porterò a spasso per Milano la mia maglia con cui
sponsorizzo Ai.Bi. e, spero, sarà l'ultima Stramilano Agonistica HM
per qualche anno (dal prossimo anno ripartirò dalla Stramilanina con Zhanbin). Infine voglio finalmente riuscire a correre la Stramilano (nelle precedenti partecipazioni sia a quella agonistica che a quella dei 50000 ho sempre dovuto fermarmi) indipendentemente dal tempo ottenuto (se poi si riesce a stare sotto le due ore dallo sparo meglio ancora).
per qualche anno (dal prossimo anno ripartirò dalla Stramilanina con Zhanbin). Infine voglio finalmente riuscire a correre la Stramilano (nelle precedenti partecipazioni sia a quella agonistica che a quella dei 50000 ho sempre dovuto fermarmi) indipendentemente dal tempo ottenuto (se poi si riesce a stare sotto le due ore dallo sparo meglio ancora).
Le previsioni meteo indicano freddo e pioggia e,
purtroppo e stranamente, questa volta ci azzeccano! Partiamo da casa abbastanza
presto (conosciamo i ritardi di Trenord …) e arrivati in Cadorna decidiamo di
aspettare un po’ di tempo al caldo e all’asciutto in sala d’attesa prima di
raggiungere il villaggio Stramilano. Alle 10 partiamo e, arrivati al parco
Sempione, approfittiamo del riparo di un albero per cambiarci (sotto la maglia
di Ai.Bi. a maniche corte abbiamo indossato una maglia con gli auguri di Natale
a maniche lunghe) ed indossare il nostro abito da riscaldamento (il sacco della
spazzatura … non corriamo: sono già lunghi 21 km!). Deposito borse e poi via
verso la partenza: quest’anno per scaramanzia (non ci credo, ma perché non
farlo) non ho nemmeno voluto vedere il traguardo all’interno dell’arena.
Raggiungiamo la nostra gabbia (arancione) con circa
venti minuti di anticipo sull’ora di partenza e, come spesso mi accade, mi
“infastidisco” nel vedere la gente che entra nella sua gabbia e subito dopo
passa avanti: come si può pretendere correttezza e rispetto delle regole e
delle persone se noi siamo i primi a cercare di trarre un vantaggio, seppur
piccolo, da ogni situazione? Mi viene da sorridere quando sento un atleta con
il pettorale attorno al 1000 che dice preoccupato al vicino di dover scendere
sotto le due ore per evitare di partire con la seconda onda in una mezza
d’oltreoceano (con quel numero di pettorale dovrebbe avere un personale molto
inferiore alle due ore e quindi quel muro non dovrebbe rappresentare un
problema) …
Intanto il tempo passa e suona il silenzio in onore di
Pietro Mennea (morto settimana scorsa) e poi partono i cicloni (solo 3, evidentemente
la Stramilano non è gara per loro).
Poco dopo, il colpo di cannone: partiamo! All’inizio
mi sembra di correre abbastanza veloce, non troviamo gli intoppi che avevamo
avuto alle prime curve della scorsa edizione (evidentemente partire un po’ più
avanti aiuta), anche se in corrispondenza di un paio di pozzanghere si
rallenta: decido di entrare a piè pari nella pozzanghera (tanto i piedi
arriveranno all’arrivo molto inzuppati in ogni caso) e vedo (con un po’ di
sorpresa) che Lucia mi segue. Riconosco la pozzanghera del mio sogno di
settembre (adesso sembra meno irrealizzabile di venti giorni fa!) e riesco a
non farmi travolgere dal coccolone. Imbocchiamo corso Sempione e dopo un po’
iniziamo a vedere i campioni sul controviale (anche in questo caso viene
spontaneo il paragone con la scorsa edizione: li avevamo incrociati prima di
entrare in corso Sempione). A me non piace correre su corso Sempione (troppo
dritto e senza riferimenti), ma percorrendolo nelle due direzioni si riesce a
percepire la grandezza dell’evento. Al giro di boa vedo che dietro di noi ci
sono ancora un sacco di podisti, quasi quanti quelli che abbiamo davanti:
fantastico! Nello stesso istante mi accorgo anche che il vento prima era
favorevole alla nostra marcia (nell’andata non avevo sentito nemmeno una goccia
sulla faccia).
Sarà il periodo molto intenso dal punto di vista
emotivo (abbinamento), sarà la stanchezza accumulata per il lavoro e le serate
a raccontare agli amici di Zhanbin, sarà che la Stramilano è una gara per me
"mitica" e inarrivabile, al terzo chilometro ho iniziato a soffrire e
a pensare a staccare il pettorale (maledetta Stramilano!). Nello stesso momento
in cui lo pensavo ho iniziato anche a pensare: “ancora un chilometro e poi
decidi!”. Poi pensavo alla maglia che indossavo, a quello che rappresenta per
noi, al fatto che non riuscirei mai a perdonarmi un ritiro, che devo lottare
per raggiungere i miei sogni (piccoli o grandi che siano) senza fermarmi alla
prima difficoltà, a come potrò spiegare a mio figlio che bisogna guardare
avanti sempre, non arrendersi mai… intanto guardo Lucia che corre di fianco a
me e sembra fresca come una rosa, pronta i liberare tutti i suoi cavalli se
solo il “somaro” al suo fianco ne avesse un po’ di più e che, come sempre, è
felice di stare al mio fianco: spero di non farle peggiorare il tempo dello
scorso anno, ma voglio arrivare al suo fianco all’Arena!
Al quarto chilometro mi ripeto la frase già detta al
terzo (“ancora un chilometro e poi decidi!”) che diventerà una specie di mantra
per tutta la gara (solo al ventunesimo l’ho sostituita con “ancora cento metri
e hai finito!”) ma vado comunque avanti. Al quinto mi fermo al ristoro per un
bicchiere di Gatorade (che non ho digerito) ma riparto subito. Passano i
chilometri e arriviamo nel punto in cui lo scorso anno sono inciampato (meglio
rimuovere): siamo forse più lenti dello scorso anno (in realtà guardando le
statistiche a fine gara non sarà così), ma sono ancora integro. E soprattutto
inizio a correre senza pensare a null’altro che a godermi la corsa e non mi
curo più dell’acqua incessante, del freddo (anche in movimento si sente un po’)
e della fatica.
Lucia è sempre un mezzo passo avanti che mi fa da
lepre con la sua leggerezza ed il suo sorriso sereno …
Arrivati in via Washington comincia una nuova
Stramilano: lo scorso anno ci eravamo separati qui … oggi devo riuscire ad
arrivare al traguardo con Lucia, ma soprattutto devo correre tutta questa
Stramilano. Prima di sbucare nuovamente in corso Sempione vedo Laura, una
ragazza del Road Milano, che avevo incontrato circa nello stesso punto lo
scorso anno e racconto a Lucia come i moltissimi incitamenti che le venivano
tributati lungo l’ultimo tratto di percorso mi abbiano aiutato a concludere la
mia Stramilano. Quando vedo in lontananza l’arco della pace non so se essere
contento (manca poco!) o triste (non mi piace corso Sempione!) ma continuo a
correre. All’ultimo ristoro mi fermo per un altro sorso di Gatorade (ho paura
di non finire e serve da coperta di Linus) e Lucia mi esorta a ripartire in
fretta (l’avevo autorizzata anche ad usare metodi più energici per non farmi
fermare …) e la ascolto. Da quel momento non ho più dubbi: la mia Stramilano la
finisco: mi spiace solo di non essere sotto il tempo di Lucia dello scorso
anno. Arrivati fuori dall’arena sento lo speaker che dice che sono passati
un’ora e cinquattotto minuti dallo sparo e quindi possiamo ancora arrivare
sotto le due ore: almeno il tempo FIDAL lo miglioriamo tutti e due! Questo mi
dà nuova energia (anche se Lucia continua a sostenere che ha dovuto mettere la
retro per starmi vicino) per concludere la gara. Come al solito l’ingresso
dalla porta trionfale dell’Arena è molto emozionante e mi lascio trascinare
dalla leggera discesa verso il traguardo che taglio (finalmente) vicino a
Lucia. Siamo anche riusciti a stare nelle due ore e addirittura a migliorare il
tempo dello scorso anno! Peccato che la medaglia sia consegnata in un
sacchettino anonimo e non venga infilata al collo del finisher e che non ci
siano teli per riscaldarci (magari un semplice foglio di plastica). Subito dopo
un abbraccio e via verso il villaggio.
Come al solito il deflusso dall’Arena è lento e
considerando che siamo bagnati e c’è un po’ di vento non è il massimo della
vita, ma a me serve per riassaporare la gara. Ancora una volta la corsa mi fa
capire che non ci sono imprese impossibili e sogni irrealizzabili, ma che, se
non ci si arrende e si ha la fortuna di avere al proprio fianco la persona
giusta, riusciamo a trovare le energie per raggiungere i nostri obiettivi,
anche andando oltre quelli che pensiamo essere i nostri limiti. Vedo
Lucia che batte i denti (non è l’unica) … con questo freddo non è così strano.
Poi andiamo a ritirare le borse: possibile che non sappiamo fare una coda! È
così semplice: un atleta si mette davanti all’addetto alla restituzione della
sua borsa, dice il suo numero di pettorale, ritira la borsa e va via dalla
corsia a fianco che è libera! Invece no! È molto più semplice (per noi) non
lasciare la corsia di deflusso e andare a gridare in faccia all’addetto (che
naturalmente è impedito! potessimo essere noi al suo posto le cose andrebbero
sicuramente meglio!) il nostro numero di pettorale e lamentarci che questo non
capisca nulla! Ripenso sempre ai giapponesi che facevano la coda ordinatamente
in occasione del disastro atomico di qualche anno fa (ma questo potrebbe essere
un sogno irrealizzabile)!
Ci avviamo verso la tenda spogliatoio quando ci
accorgiamo che la croce rossa permette agli atleti di utilizzare le tende
deposito borse dei numeri bassi per cambiarsi: non ci sarà privacy ma almeno
c’è un tetto sopra di noi! Grazie!
Dopo andiamo verso il pasta party (che bello la tenda
è riscaldata!) e poi, finalmente, torniamo a casa!
In treno ci troviamo a fantasticare della prossima Stramilano,
anzi, della prossima Stramilanina che correremo (o cammineremo) in tre: io,
Lucia e Zhanbin!
In fondo questa Stramilano non è poi così maledetta,
anzi….
Fabio Maria Beretta
***
bravissimo e che bel racconto ;)
RispondiEliminaSo che il mio commento è un po' di parte, ma condivido pienamente le emozioni di Fabio! L'anno prossimo anche io sarò felicissima di fare la Stramilanina con nostro figlio, e credo che le emozioni che proveremo saranno ancora più grandi di quelle di qualsiasi gara agonistica!
RispondiEliminaPS: anche io corro per Ai.Bi. :)
Brava Lucia e per sarà un piacere fotografare un felice gruppo familiare!
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