La gara che ti aspetti
Quarta partecipazione al Cross Country dei 7 Campanili, una gara bellissima. La distanza non classica, il fascino della storia, l’amore tutto cristiano per le campane e l’inserimento della gara nel campionato sociale giallonero mi spingono anche quest’anno in quel di Cavaria per correre i quasi 16 km di continui su e giù. Conosco il percorso, le sue insidie, le due scalinate, i tratti duri, quelli dove puoi rifiatare un po’, aspetto il discesone finale e so che sul finale occorre arrivare bene. Arrivo presto dato che la gara di solito è partecipatissima, incontro amici ed avversari e l’omino Capasso ancora provato dalla fatica oceanica della scorsa domenica. Pettorale 248 che spillo sulla maglietta che ha vinto il ballottaggio con la canotta. Mi scaldo un po’ con Diego e Cristiano, incrocio il fenomeno Marco Brambilla, ridiamo e scherziamo, poi mi infilo
nel budello della partenza, sono un po’ dietro, ma vabbè. Via, partono subito tutti forte, mi pare un po’ troppo, il mio primo Km a 03’:44” e davanti ne ho tantissimi, cerco di fregarmene e di andar via a sensazione. Il primo scalone fa selezione ed il plotone si sgrana, mi assesto su un buon passo sia in salita che in discesa, fatico il giusto, non soffro mai, secondo scalone fato a tempo di GAG, 1,2,3,4,5,6,7,8, affronto il bosco con nel mirino il Marzio, esco bene dal tratto bucolico e faccio girar bene le gambe in discesa, passo Marzio e al 15 con mia grande sorpresa anche Tiozzo. I Km finali li corro “fresco”, sull’ultimo ponte che porta al traguardo sento Daniele che mi chiama al microfono, solidarietà tra speakers , saluto e guardo il crono, sto facendo il mio PB in questa gara, entro nel prato e il Diego mi incita per il finale. Sorrido al Capasso e taglio il traguardo in 1h:01’:36”, ben due minuti sotto il mio precedente tempo, sunt tropp cuntent. Thè, mela, zucchero e chiacchiere di rito con tutti quei fenomeni che sempre mi arrivano davanti o dietro. Tornando a casa, lungo la superstrada della Malpensa, penso che siamo tutti protagonisti di uno sport incredibile, dopo il traguardo, “solo” sorrisi, scambi di “five”, mai polemiche o “risse verbali”! Che bella la domenica mattina. Che belli che siamo. Ho sopra la testa un cielo plumbeo di metà ottobre, ma si illude questo grigiore di esser il protagonista, i colori delle nostre divise sono il caleidoscopio che tinge i contorni di ogni giorno in cui corriamo assieme, avversari e compagni nello stesso momento. Arrivo a casa proprio mentre suonano le campane della messa, sono le 11. L’ottavo campanile. Il mio.
Andrea Maltagliati
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