“Quello
buono”, quante volte me lo sono sentito dire da mia madre, quando, ragazza in fiore, sbocciavo alle cotte giovanili. Non avere fretta, verrà, verrà “quello buono”. Non sapeva che sarebbe arrivato, secoli dopo, un sabato d’ottobre di atmosfera contadina. Ed è venuto in modo di-vino, come si dice di un dono del cielo… Eh sì, perché solo un cielo allegro, scaldato dal sole poteva darcelo buono e schietto, come tutte le mamme vorrebbero per le proprie figliole.
E così, anch’io, come le amiche prima di me, potrò dirmi felice di avere trovato “Quello buono” e di essermelo portato a casa.
La giornata, complici i tenui colori d’autunno e un poetico debole sole, si è rivelata di sogno sin dall’inizio, quando arrivati n una Milano ancora sonnolenta, scorgiamo quello che è l’allestimento di un set cinematografico. Al Castello, il ritrovo marziano, almeno dieci camion “produzione cinematografica Roma”, così dice la scritta, stanno scaricando telecamere, attrezzature e tecnici che sono in attesa della 41esima Missione Marziana dei Podisti da Marte. Cerchiamo il regista, Fabrizio Cosi e lo vediamo, già in costume, sbracciarsi, dare consigli, parlare con tutti. E poi ecco, a poco
a poco, gli attori: Laura Amisano Lamisangeles, nel ruolo di Spaventa-passeri, Lucrezia Alfieri l’uva rossa che dovrà sostenere il duetto con la volpe Massimo Volpi, Rita Della Toffola e Giuliana Serracchioli, uve ancora sui tralci, Enzo Costanza e Pino Cambareri, Bacchi contemporanei, e poi ancora attori “gli immancabili”, maestri del set: Dario Gusmaroli, Ettore Comparelli, Massimino Fais, Peppe Macis, Luca Podetti, le dive Emanuela Mele e Pasolini Popy. Arriva il direttore della fotografia, Antonio Andò Capasso (e una giovane professionista Giovanna Cardella), che organizza le luci e scatta scatta scatta. Chilometri di rullini a testimoniare il prima, il durante e il dopo, il cinema nel cinema.
Il regista batte il primo Ciak e allora tutti in direzione Duomo, ognuno con la sua parte, con la sua “battuta” da portare a casa. E qui il sogno comincia a diventare realtà: gli attori non recitano più ruoli, ma interpretano se stessi, danno la propria anima a questa storia che non è più un film ma è vita vera con persone vere, felicità vere, gambe e corpi veri.
A questo punto del film, il set di produzione si divide: il regista Cosi, con il grosso degli attori si dirige al centro della scena in San Babila e un ristretto gruppo di attrici di ruolo minore, io Ugo, Rossana Tassoni, Patrizia Gentili, Gabriella Mainardi, si recano nella vicina P.zza della Scala per girare una delle scene più piccanti dell’intero film: la conquista di una Morgan bordeaux, trascurata dal suo amante, che “a sua insaputa” si rende complice del misfatto.
E allora, le nostre, come in un gioco di sguardi , la studiano, ammiccano, si avvicinano elegantemente e, raggiunta l’intimità perfetta, si avvinghiano alla Morgan, in un quadro che nulla invidia alle atmosfere ironiche della Belle Epoque. E’ così che nel mio sogno mi vedo, Uguette innamorata, libera di urlare al mondo il suo grido di felicità: la Morgan!
Ed è allora, nel mezzo del sogno, che l’urlo si strozza: l’amante della Morgan è arrivato! A difendere la sua amata. Ne sosteniamo lo sguardo, il direttore della fotografia lo avvicina, confabula e qui capiamo che “qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure”. Ci è consentito un ultimo saluto alla nostra Morgan amata e, anche se è un addio, lo viviamo con passione strette in un unico abbraccio.
La scena riprende, il film non si può fermare, andare avanti, correre correre, sempre di più.
In una galleria, che l’orario rende già affollata andiamo incontro alla parte finale, quella che coinvolge tutta la produzione, quella che sarà il “trailer” del film e che avviene nel luogo simbolo della nostra Milano, P.za Duomo.
Ed è qui, tra la folla di giovani e bambini che la animano che si sciolgono le tensioni, viviamo noi stessi negli altri, comprendiamo che abbiamo recitato il nostro film migliore, perché non abbiamo corso e recitato per noi e per gli spettatori, ma abbiamo “vissuto la scena” per l’ AISLA, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, abbiamo abbracciato e fatto nostra questa battaglia, che non è un film, ma è vita, la vita di molti.
Correre correre correre con un cuore leggero e un corpo libero, di quella libertà che gli ammalati di SLA hanno conosciuto e goduto e che ora vivono negli altri.
E’ l’ultimo ciak quello che ci vede tutti di nuovo insieme, al nostro ritrovo, a quel Castello che amiamo perché luogo dei nostri incontri, delle nostre buffonerie, della nostra partecipazione al quotidiano condiviso, al film che viviamo ogni giorno in luoghi diversi ma uniti.
E’ qui che il direttore della fotografia suggella la 41esima missione e lo fa con delicatezza e amore. Al centro della scena il protagonista del film, l’uomo che questa mattina mi ha regalato il sogno e ad altri ne saprà regalare, il prof. Melazzini
Gli porgiamo la mano, lo salutiamo, lo ringraziamo perché con la sua testimonianza di malato e ricercatore ci insegna che “essere se stessi” è sempre il ruolo migliore.
Felice di questo giorno, felice del mio film,me ne torno a casa….con “Quello buono”.
La giornata, complici i tenui colori d’autunno e un poetico debole sole, si è rivelata di sogno sin dall’inizio, quando arrivati n una Milano ancora sonnolenta, scorgiamo quello che è l’allestimento di un set cinematografico. Al Castello, il ritrovo marziano, almeno dieci camion “produzione cinematografica Roma”, così dice la scritta, stanno scaricando telecamere, attrezzature e tecnici che sono in attesa della 41esima Missione Marziana dei Podisti da Marte. Cerchiamo il regista, Fabrizio Cosi e lo vediamo, già in costume, sbracciarsi, dare consigli, parlare con tutti. E poi ecco, a poco
a poco, gli attori: Laura Amisano Lamisangeles, nel ruolo di Spaventa-passeri, Lucrezia Alfieri l’uva rossa che dovrà sostenere il duetto con la volpe Massimo Volpi, Rita Della Toffola e Giuliana Serracchioli, uve ancora sui tralci, Enzo Costanza e Pino Cambareri, Bacchi contemporanei, e poi ancora attori “gli immancabili”, maestri del set: Dario Gusmaroli, Ettore Comparelli, Massimino Fais, Peppe Macis, Luca Podetti, le dive Emanuela Mele e Pasolini Popy. Arriva il direttore della fotografia, Antonio Andò Capasso (e una giovane professionista Giovanna Cardella), che organizza le luci e scatta scatta scatta. Chilometri di rullini a testimoniare il prima, il durante e il dopo, il cinema nel cinema.
Il regista batte il primo Ciak e allora tutti in direzione Duomo, ognuno con la sua parte, con la sua “battuta” da portare a casa. E qui il sogno comincia a diventare realtà: gli attori non recitano più ruoli, ma interpretano se stessi, danno la propria anima a questa storia che non è più un film ma è vita vera con persone vere, felicità vere, gambe e corpi veri.
E allora, le nostre, come in un gioco di sguardi , la studiano, ammiccano, si avvicinano elegantemente e, raggiunta l’intimità perfetta, si avvinghiano alla Morgan, in un quadro che nulla invidia alle atmosfere ironiche della Belle Epoque. E’ così che nel mio sogno mi vedo, Uguette innamorata, libera di urlare al mondo il suo grido di felicità: la Morgan!
Ed è allora, nel mezzo del sogno, che l’urlo si strozza: l’amante della Morgan è arrivato! A difendere la sua amata. Ne sosteniamo lo sguardo, il direttore della fotografia lo avvicina, confabula e qui capiamo che “qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure”. Ci è consentito un ultimo saluto alla nostra Morgan amata e, anche se è un addio, lo viviamo con passione strette in un unico abbraccio.
La scena riprende, il film non si può fermare, andare avanti, correre correre, sempre di più.
In una galleria, che l’orario rende già affollata andiamo incontro alla parte finale, quella che coinvolge tutta la produzione, quella che sarà il “trailer” del film e che avviene nel luogo simbolo della nostra Milano, P.za Duomo.
Ed è qui, tra la folla di giovani e bambini che la animano che si sciolgono le tensioni, viviamo noi stessi negli altri, comprendiamo che abbiamo recitato il nostro film migliore, perché non abbiamo corso e recitato per noi e per gli spettatori, ma abbiamo “vissuto la scena” per l’ AISLA, l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, abbiamo abbracciato e fatto nostra questa battaglia, che non è un film, ma è vita, la vita di molti.
E’ l’ultimo ciak quello che ci vede tutti di nuovo insieme, al nostro ritrovo, a quel Castello che amiamo perché luogo dei nostri incontri, delle nostre buffonerie, della nostra partecipazione al quotidiano condiviso, al film che viviamo ogni giorno in luoghi diversi ma uniti.
E’ qui che il direttore della fotografia suggella la 41esima missione e lo fa con delicatezza e amore. Al centro della scena il protagonista del film, l’uomo che questa mattina mi ha regalato il sogno e ad altri ne saprà regalare, il prof. Melazzini
Gli porgiamo la mano, lo salutiamo, lo ringraziamo perché con la sua testimonianza di malato e ricercatore ci insegna che “essere se stessi” è sempre il ruolo migliore.
Felice di questo giorno, felice del mio film,me ne torno a casa….con “Quello buono”.
Ugo (Maria Grazia)
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Solo due parole: STANDING OVATION! Davvero, Maria Grazia :-)
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