18 agosto 2012

16 ago 2012 Baceno (VB) – La mia Baceno Devero Crampiolo, di C. Garberi

Ci sono due specie di persone. Ci sono quelli che vivono, giocano e muoiono. E ci sono quelli che si tengono in equilibrio sul crinale della vita. Ci sono gli attori. E ci sono i funamboli” (M. Fermine, Neve)

Inizio la mia breve cronaca con due doverosi ringraziamenti:
il primo va a Giove  Pluvio che, dopo averci manifestato tutta la sua  potenza, ha accolto le nostre umili suppliche e ci ha  risparmiati, regalandoci pure una splendida giornata di sole.
Il secondo è tributato agli organizzatori della 42a  Baceno Devero Crampiolo, che hanno accolto le nostre umili suppliche e ci hanno risparmiato il lungo nastro di strada
asfaltata aperta al traffico delle precedenti edizioni,  regalandoci pure una nuova e gradevole variante nella prima parte del tracciato.
Quest’anno si parte dal campo sportivo di Baceno; atmosfera festosa, chiassosa, colorata. Siamo  numerosi (422 iscritti), buon segno, nonostante la data, nonostante le previsioni meteo, nonostante la crisi....nonostante tutto!
Start, come da copione, alle ore 9. Parto lento, ho deciso di impostare la gara come Progetto Riabilitativo Individuale, per la prima volta senza “ginocchio bionico” e senza velleità agonistiche (?)...e di questo chiedo scusa alla mia Società.
Primo tratto “cittadino” reso gradevole, nonostante la salita, dagli incoraggiamenti del pubblico. Si ridiscende nuovamente verso il campo sportivo e poi...via sui sentieri!
Bella davvero, ancorché impegnativa, questa parte, immersa nella natura e resa “tecnica” da continui saliscendi, rocce e radici affioranti; divertente il passaggio sul torrente, saltellando sui “funghi” di pietra, con un po’ di inquietudine: ce ne sarà uno mobile in stile “paperissima”?
Incrocio Lorena, attardata dai postumi di un recente infortunio: difatti arriverà  “solo” terza; risultato in ogni caso notevole...considerato che ha corso praticamente con una gamba sola!
Raggiungo il ristoro dei Cappuccini, accompagnato dalle immeritate benedizioni dei frati e delle suore del villaggio “Treno dei Bimbi” di Osso. Adesso fino a Goglio mi aspetta la “vecchia” strada asfaltata; sto rispettando la mia “tabella”, continuando così potrei chiudere abbondantemente sotto le due ore. In questo tratto non ci sono difficoltà e la pendenza non è impossibile.
Però qualcosa all’improvviso si rompe...e non è il ginocchio malandato. Praticamente “implodo”: un attimo prima correvo con il sorriso a fior di labbra, un attimo dopo mi ritrovo a camminare lentamente in preda ad una profonda depressione: è la sensazione improvvisa di correre da “solo”, di compiere uno sforzo inutile e assurdo,  la spiacevole consapevolezza di avere spesso “rubato” del tempo a chi mi ha voluto e mi vuole bene...solo per l’illusione di un allenamento in più, di un’altra corsa, magari in luoghi lontani.
Mi ridestano fortunatamente le voci di altri coetanei tapascioni che commentano le nostre modeste prestazioni confrontate con quella di una ragazza che ci supera allegramente con l’andatura “che ogni mattina le permette di prendere il treno”;  così riesco ad arrivare al ristoro di Goglio;  affronto quindi la “mulattiera dei tubi” che oggi mi sembra però meno ripida dell’anno precedente; intanto penso...penso a chi mi sta aspettando ed a mio figlio Francesco, anche lui in gara. Invece di fiaccarmi la salita mi carica; scollino e riprendo la corsa; attraverso la piana del Devero spronato dagli incitamenti della mia personale “claque” ed affronto la salita per Crampiolo; solo ancora una piccola defaillance prima dell’ultima discesa,  prontamente superata grazie all’incoraggiamento (?) dell’onnipresente Capasso (“..guarda che oggi gli ultimi non li premiano!”). Taglio finalmente il traguardo in 2:03:27...nonostante tutto.
E’ tempo di ridiscendere per andare incontro a Francesco ed accompagnarlo di corsa all’arrivo (...e chi ce la fa più!).
E’ tempo di pranzo, riposo e premiazioni; mi commuove quella delle giovani promesse...di questo sport e della futura gara...la vita.
E’ tempo riflessioni estive: possiamo correre ogni giorno, possiamo affrontare “ultra” di centinaia di chilometri, soli con noi stessi, con lo sforzo che magnificherà la nostra vita e costruirà la nostra personale “leggenda”...ma rischiamo di ritrovarci soli alla fine del cammino.
La nostra corsa  - reale o metaforica - avrà un senso solo se ricorderemo che ogni sguardo, ogni gesto “regalato” oggi a chi ci ama è una meraviglia che brillerà nel cuore di chi ci attende...o ci sopravvive.
Buona estate e buone corse a tutti
Cesare Garberi
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