La corsa è una passione: le gare, gli allenamenti. Si vorrebbe scrivere solo di questo, ma il proverbiale elefante in salotto, quello di cui tutti sanno ma nessuno vuole parlare (per timore di gufare), è la realtà degli infortuni. I nostri infortuni, per fortuna, sono molto meno evidenti di quelli dei ciclisti: difficilmente ci si ritroverebbe con una gamba ingessate o con qualche dente di meno, ma sono più comuni e più subdoli.
Questa affezione cronica del tendine d'Achille non è il mio primo infortunio (e difficilmente sarà l'ultimo): un anno fa, mi sono tirato dietro per un anno un problema al ginocchio per il quale mi ci sono voluti sei mesi ed un'iniezione di cortisone per curare. Da quell'esperienza ho imparato a non aspettare (più di un mese) prima di andare da un dottore; visto che i dolorini all'achilleo non passavano, anzi aumentavano fino ad essere insopportabili durante la hot chocolate run, a dicembre mi sono deciso ad andare dal mio dottore e vedere cosa fare.
Ho iniziato con fisioterapia due volte alla settimana, ma dopo due mesi di stretching ed impacchi ghiacciati senza segni di miglioramento, il dottore ha deciso per una via più attiva ed abbiamo tentato la ionoforesi. Mediante questa iniezione "senza ago", un campo elettrico forza il farmaco, nel mio caso un anti-infiammatorio, a passare attraverso la barriera posta dalla pelle e raggiungere il tendine: sembra doloroso ma non lo è assolutamente, al più si avverte un solletichio dove si è applicato l'elettrodo.
Ormai erano tre mesi che non correvo e che le provavo tutte per risolvere il dannato problema ed diventava sempre più chiaro che questo non fosse una semplice infiammazione ma un infortunio cronico. Come mi ha spiegato il mio medico, che è specializzato in medicina sportiva (consiglio vivamente di cercare un medico sportivo o farsi dare un'impegnativa dal proprio medico di famiglia), il tendine d'Achille fa fatica a guarire poiché è poco irrorato di sangue. Per venire incontro questo "difetto," da un po' di anni si sta sperimentando con un trattamento che ricorre al plasma ricco di piastrine, o PRP.
Il PRP sono anni che lo si usa per accelerare la guarigione post-chirurgica dei tessuti, in particolare in chirurgia plastica ed estetica, infatti in italiano tutto quello che ho trovato in rete riguarda la chirurgia estetica. In inglese si trova molto di più, forse perché le prime sperimentazioni e soprattutto i primi casi che riguardavano atleti professionisti erano state fatte negli Stati Uniti. In breve, il PRP viene creato centrifugando il sangue del paziente (non c'è quindi pericolo di rigetto) e separando i globuli rossi e bianchi più pesanti dalle piastrine e dal plasma. Questo cocktail viene iniettato sul sito dell'infortunio e la speranza è che le piastrine ivi contenute possano catalizzare la risposta dell'organismo e curare la lesione del tendine.
Questo molto in breve, per i miei avevo tradotto un paio di articoli, uno pubblicato sul New York Times e l'altro su Scientific American, in cui viene discusso e spiegato ciò che si sa ed a che punto è la sperimentazione. Sebbene sia ancora in fase sperimentale, molti dottori la consigliano poiché spesso l'alternativa è un intervento chirurgico.
Il trattamento PRP non è piacevole: l'iniezione è dolorosa e per almeno due giorni non si ha nemmeno voglia di camminare. Da esperienza personale, questi dolori e soprattutto il zoppicare passano velocemente ma questo non vuol dire che i risultati siano visibili in solo una settimana: la visita di controllo è fissata per fine marzo. Fino ad allora, ho fisioterapia due volte alla settimana; questa mezz'ora è dedicata ad esercizi di mobilità e rafforzamento dei muscoli della caviglia e del polpaccio.
È ancora troppo presto per sapere se ha funzionato (la medicina non è una scienza esatta): incrocio le dita, anche quelle dei piedi, e prego di poter tornare quanto prima ad allenarmi-- quello che è più difficile da accettare è il sentire di buttar via tutto quello che mesi di faticosi allenamenti hanno creato.
Luca Grisa
io ho risolto con la proloterapia: fastidiosa ma efficace....
RispondiEliminain bocca al lupo!
Corrado: ciao non ho un blog ma leggo i vostri, io sono fermo dal 4 dicembre 2010 e ho la fascite plantare, a fine mese vado a fare le onde d'urto al piede sx. Ti voglio chiedere se è simile al tuo problema per vedere se fare la terapia che hai fatto tu.
RispondiEliminaGrazie.
In bocca al lupo!
In bocca al lupo Luca!!! Vedrai che presto tornerai a volare!!
RispondiEliminaAll'Anonimo sofferente di fascite invece dico che io l'ho risolta con la TECAR che in 6 sedute ha fatto il miracolo!
Corrado: grazie della info, faccio le onde d'urto e vediamo,se non funziona provo con la TECAR.
RispondiElimina@theyogi ho sentito parlare della proloterapia (viene spesso paragonata alla terapia PRP) e forse, in parte almeno, le due impiegano lo stesso principio. Per ora incrocio le dita ed aspetto e spero ... fare bici non dà fastidio quindi posso mantenere un minimo di condizionamento.
RispondiElimina@Anonimo (Corrado) sei fermo praticamente da quanto lo sono io. Non sono un esperto e quindi non saprei se la fascite plantare sia simile alla tendinopatia achillea; quello che ti posso consigliare e quanto mi aveva consigliato il mio medico: provare tutte le terapie più tradizionali e se proprio non funzionano provare anche quelle meno tradizionali visto che male non fanno.
@Donny Grazie degli auguri! È proprio una sofferenza stare seduto ed aspettare.
stessa patologia a partire dall'inzio dell'estate scorsa,ho provato a finire la stagione tra dolori e notti in bianco...poi 4 mesi senza correre neanche un giorno ed è scomparsa..
RispondiEliminaspero che mi lasci in pace per il futuro, in bocca al lupo per la tua guarigione
Andrea
@Andrea nemmeno bici? O cross-training? (come si dice cross-training in italiano?)
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