[ FOTO ] - Ed eccomi qui dopo questa giornata di emozioni che non credevo più essere capace di provare. Da due anni non faccio maratone limitandomi a fare tapasciate e qualche mezza maratona. Ma si sa i 42 chilometri sono un’altra cosa, i 42 chilometri sono quelli che ti lasciano le cicatrici della fatica e ti marchiano a vita per l’impresa che hai compiuto. Non importa se ci impieghi 3 ore o 6, quello che conta è che tu con il tuo cuore hai avuto il coraggio di provarci.
Per me questa iscrizione è stata una follia, mi ero ripromessa di fare almeno 10 maratone ed eccomi qui: questa sarà la mia decima maratona. La maratona di Milano perché Milano è la mia città e voglio godere di questa festa. Durante la preparazione il clima non è stato dalla mia parte: praticamente ogni fine settimana erano cascate d’acqua dal cielo. I 30 chilometri li ho percorsi sotto il diluvio e il vento. Piano piano ho messo chilometri nelle gambe, ogni domenica e piano piano ho riacquisito la capacità di correre tanti chilometri.
E ieri dopo una notte agitata e piena di incertezze mi sono allineata alla partenza. Ci sono tanti amici, quelli di sempre, quelli con cui ho coltivato e condiviso l’amore per la corsa. Saluti, qualche foto tra di noi e poi la partenza. Lo sparo e l’avventura incomincia: 42000 metri eh si… tanta strada sotto i piedi deve scorrere.
Parto adagio nei giorni scorsi ho avuto male alla schiena e non voglio che mi torni proprio adesso, nel primo tratto di gara c’è parecchio pavet che impegna i muscoli non poco. I primi 10 chilometri mi volano sotto i piedi, la temperatura sale piano piano e incomincia a fare caldo. Ma qui ci sono e allora avanti allegramente con la testa vuota ma con un unico obiettivo: arrivare. Il primo cambio di staffetta è una festa di amici, davvero tanti i visi conosciuti e sorridenti. Avanzo ma ben presto mi rendo conto che sudando molto sto perdendo parecchi Sali minerali e i crampi incominciano a farsi sentire e quindi ad ogni ristoro trangugio quegli orrendi bicchieri di una sostanza dal sapore indefinito che però sembra facciano effetto. Prendo un gel e corro guardandomi attorno, il tempo scorre ma anche la strada e si arriva al ventesimo chilometro. Faccio il bilancio e sto bene, decido di mettere un po’ di musica. Vasco a palla e tento di incrementare il ritmo. Secondo cambio di staffetta, altra festa, altri amici altre incitazioni a proseguire. Fa decisamente caldo….. proseguire mantenendo il ritmo sta diventando difficile ma le gambe vanno e andiamo avanti. Ventottesimo chilometro: non sono la sola ad essere in difficoltà parecchie persone si fermano per i crampi, altri proseguono al passo e capisco che è arrivato il momento di stringere i denti. Il sole è alto e caldo la strada tutta al sole il percorso si fa noioso intorno a Trenno. La testa mi grida di fermarmi non ce la farò mai ad arrivare al traguardo, sono una pippa e in quanto tale mi fermerò e mi ritirerò. Ma possibile che sia così difficile prendersi delle soddisfazioni? Ma possibile che la mia testa mi debba sempre giocare contro? Dopo 10 maratone posso dire che la gara inizia adesso. Cammino qualche minuto e mi rimprovero per l’atteggiamento mentale sbagliato che ho assunto. Arriverò a quel traguardo perché ci credo, ho faticato per allenarmi, ho corso con il freddo, la pioggia, il vento e poi ancora pioggia, pioggia, pioggia. Porca miseria non mi fermerà il caldo i crampi e il mal di schiena che adesso incomincia a farsi sentire.
Durante i momenti di crisi pensi a tutto: a come sei a come vorresti essere, alle cose belle che hai creato e vissuto ai momenti bui che hai superato. Il silenzio ti pervade l’anima, sei solo…. solo contro tutto. E intanto con Vasco a palla e i miei pensieri arrivo all’ultimo cambio di staffetta e anche qui visi conosciuti e incitazioni. Stefano con la bandiera dei Podisti da Marte mi commuove, lo abbraccio si complimenta e io vado con quella bella immagine nell’anima e tanti ricordi da accarezzare. Il ricordo di Fabrizio mi accompagna insieme all’immagine del suo sorriso e del suo grande cuore. 38esimo chilometro la fatica è al limite ma sento che ce la posso fare, 39esimo chilometro adoro quel cartello….. Forza Donny devi solo andare avanti….. e finalmente arrivo al 40esimo chilometro…. Sento il profumo del traguardo, ancora un piccolo sforzo, piango, sono stanca, mi fa malissimo la schiena, ho dolori pazzeschi ai piedi, il polpaccio teso che sembra mi si stia strappando. Percorro Viale Crispi, c’è anche una salita e la cammino non ce la faccio più i muscoli sono di legno, piazza della Repubblica e l’ultima salita, doso le ultime forze: al traguardo si arriva correndo. Corro piano ma quella medaglia è come se l’avessi già al collo. Che emozione….il cuore affaticato mi balza nel petto, arrivo in cima alla salita ora è solo discesa….. Dario mi aspetta mi si affianca, la curva di corso Venezia e l’arco della finish line, le lacrime, i singhiozzi, la vista si annebbia e taglio il traguardo. La mia DECIMA maratona! Ce l’ho fatta! Mi fermo, le gambe tremano, consegno il chip singhiozzando. Cammino fino alla signora che mi mette la medaglia al collo. E’ finita ma se non fosse per la stanchezza ricomincerei subito. L’emozione che si prova non ha prezzo LA MARATONA E’ LA MARATONA e quando l’hai terminata ti senti onnipotente. Forse sarà l’ultima, non lo so ma quello che è certo è che 42 chilometri sono tanti, tantissimi ma bellissimi da percorrere.
Donata
Grandissima....racconto e impresa emozionante...per non parlare delle 10 maratone. Roba fuori dal comune....ps...se hai voglia leggi qui...a leggere il tuo post mi ci sono ritrovato perfettamente nl mio datato 2015: https://andocorri.blogspot.it/2015/04/milanoromanzomaaaaaaarathoooonnnnnnn-di.html
RispondiEliminaCiao