Quando ero allievo ufficiale nella scuola di
Bracciano (RM), sulla piazza d’armi c’era un alto parallelepipedo di oltre
dieci metri di altezza chiamato Torre di Ardimento che serviva per
l’arrampicata con le funi e per i lanci
a corpo libero su un telo tondo tenuto a terra da molti uomini; tra le prove
obbligatorie bisognava lanciarsi dalla prima piattaforma posta a cinque metri e
da quella misura, anche se inizialmente molto titubante, mi sono più volte
lanciato ed in seguito anche con gusto.
Sulla piattaforma a 10 metri ci sono spesso salito, ho guardato giù ma
non ho mai avuto il coraggio di buttarmi. Ancora oggi, dopo tanti anni, mi
dico: potevi tentare.
Oggi il parallelo era con un
“parallelepipedo” di 42,195 km…. Ma se
21 sì, perché 42 no?
Tra sogno e realtà.
Non so se a
voi è mai accaduto di fare scelte azzardate, d’impulso, senza riflettere, senza
avere coscienza delle conseguenze? A me sì, (non sempre) abbastanza spesso.
La Maratona
di Roma è stato uno di questi casi. Mi sono iscritto senza nessuna convinzione,
ho prenotato il volo come se avessi dovuto farlo per un altro e mi sono trovato
alla partenza in mezzo a una miriade di podisti scalpitanti e mi sono chiesto:
adesso? Ho ripercorso in pochi attimi le
fasi della scelta (?), (come il tentativo
di decifrare, al risveglio, un sogno fatto di notte): gli amici che mi invitano
a fare il grande passo, l’iscrizione, il
viaggio, gli allenamenti saltuari e a casaccio
e così via. E adesso? Adesso, se va bene, altrimenti son qui per incontrare amici e parenti! Così, mentre ripercorro i perché, lo starter
dà il via alla moltitudine ed anch’io, con calma, mi muovo andando incontro
alla nuova avventura. Macino i chilometri senza farmi prendere dall’euforia,
cerco di non farmi condizionare dall’agonismo tenendo la mente occupata e mi viene in mente il dialogo un po’ comico
e un po’ bugiardo avuto con mia moglie: “Rosaria,
il 21 marzo inizia la primavera, andiamo a Roma?”….” E come ti è venuta questa bella idea?!”… “Così!…ci prendiamo
qualche giorno di vacanza e facciamo contenta tua sorella, i nipoti e i
nipotini.” Sì… no… sì… no… sì… no….SI’!
Evvai!!! Allora partiamo sabato e ritorniamo lunedì? Eeehhh ….tutto qui? Allora
giovedì e ritorno martedì…. meglio!
A casa di
mia cognata: ma, Antonio, veramente vuoi
fare la maratona?…. Ma quanti km sono una maratona? Grazia, 42,
la-maratona-sono-sempre-42-km, anzi un po’ di più. Ma tu sei pazzo!!! Ma ti rendi conto che hai un’età … ma queste cose lasciale fare ai
ragazzini… e se stai male… e se…. e se..? E via così … Inutile ribadire!
Pensando e sorridendo i chilometri
passano, un salutino al Papa (in trasferta) ed uno al Cupolone, 18, 19, cominciano i dolorini, 20. MEZZA
MARATONA, 2 h e 17!!! Apro gli occhi, mi guardo intorno e una vocina di dentro
mi fa, a bruciapelo, una domanda
terribile: ADESSO DEVI RICOMINCIARE, CE LA FAI? Faccio finta di non sentire e
continuo. La vocina ripete la domanda ed incalza: guarda che se ti fermi qua
non è la fine del mondo. Continuo a non ascoltare ma quella (la vocina) decisa: vaffanculo, arrangiati! L’interminabile viaggio continua con il
biondo Tevere adesso a destra, tiro fuori la musica dal piccolo e comodo
marsupio elastico (regalatomi dal mio fornitore in un slancio di generosità e
dove ho infilato tante altre cosette: fazzolettini di carta per ogni chissà,
documento, 50 euro… per un eventuale taxi, non si sa mai!) infilo gli
auricolari e continuo ma dura poco, preferisco ascoltare i rumori, i suoni, le
voci intorno e i gridolini di stupore che i podisti stranieri lanciano passando tra le bellezze romane,
qualche battuta lanciata dal pubblico lungo il percorso di tanto in tanto
attenua la tensione: aoh, lassa perde, vatte a fa’ na coda alla vaccinara! Dai,
dai a belli de mamma! Sete grandi! 30,
31, 32, 33, 34, 35…. i km scorrono lenti, le gambe diventano pesanti, il tempo
atmosferico sarebbe stupendo se non fosse per delle folate di vento gelido,
qualche mano saluta ed applaude, gl’incitamenti aiutano e spronano. Guardo
intorno, con occhio nuovo, il paesaggio
amico tante volte goduto, osservo i compagni di strada (si è sempre in tanti) e
vedo tanti volti familiari, scruto in loro la mia stessa sofferenza, caparbietà
e determinazione. I pensieri mi abbandonano, ascolto l’affanno della fatica ma
vado avanti; 37, il momento della verità. La vocina tanto titubante all’inizio
si allea spudoratamente supportandomi in
questa fase per me mai vissuta: dai Antonio, ce la puoi fare. Ancora 5, cosa vuoi che siano 5? Anche questo tanto
temuto km passa ma il ritmo continua a calare, non importa la mia finalità è
ritornare ai Fori Imperiali, tagliare il traguardo ed essere, per un attimo,
anch’io un piccolo Cesare. 5 – 4 – 3 – 2, ci siamo, è fatta. ULTIMO KM!! Mi
sveglio, ma gl’occhi sono appannati
dalla commozione, ogni metro è esaltante ed invece di accelerare il passo come
mia consuetudine rallento per godermi il momento, le lacrime prendono il
soppravvento, irrefrenabili, liberatorie, senza pudore e, felice, le mostro come un trofeo. E ‘ FATTA!!! “Il salto da 10 metri nel vuoto” tenuto in
sospeso per lunghi anni si è realizzato ed è stato più facile di quello che
pensavo. Posso godermi quello che ritenevo essere un sogno…. LA MARATONA….e chi
mi ferma più!
io non ci riuscirò mai
RispondiEliminaSe non ci provi non ci riuscirai mai!
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