2 settembre 2015

30 agosto 2015, Druogno (VB) - Cara Sgamelàa, di C. Zaninetti

Cara Sgamelàa,
torno a scriverti dopo due anni dalla mia prima lettera, alla quale non hai risposto. Ma non per fartene una colpa, né per chiederti ragione di un silenzio che ho compreso perfettamente. Il giorno in cui ti scrissi era quello della tua quarantesima edizione. Quella mattina circolarono brutte voci sul tuo conto. Si disse che l’edizione numero 41 non avrebbe visto la luce; che te ne saresti andata quasi di soppiatto, con la pretesa di scivolare via dall’agenda dei podisti silenziosamente. La festa dei tuoi primi quarant’anni si trasformò così in una mesta cerimonia di addio anticipato, che nessuno ebbe il coraggio di annunciare ma che tutti ebbero modo di percepire. Io stesso, che pensavo di conoscerti bene, e per questo sapevo delle altre “crisi” che avevi attraversato in passato (uscendone sempre indenne), rimasi turbato e mi ritrovai smarrito al pensiero che
questa volta ti avremmo dovuto salutare davvero. Ripensai all’emozione della mia prima Sgamelàa (esattamente dieci anni prima), quando conquistarti mi dette l’impressione di entrare finalmente nell’empireo dei podisti veri. Vidi scorrere davanti agli occhi i momenti di autentica fatica, le colossali cotte che mi procurai sui tuoi sentieri, ma soprattutto quel “mal di Sgamelàa” che fin dal primo anno provai nel momento in cui, tagliato il traguardo (salendo la scaletta in legno che oggi non esiste più), realizzai che per riviverti avrei dovuto attendere un anno intero. Quel desiderio di tornare, a tutti i costi, non per inseguire improbabili record ma semplicemente per esserci: respirare l’aria frizzante della pineta, abbeverarmi alle tue fontane, scorgere di lontano il profilo del Gridone, fiancheggiare il Vecchio Municipio di Santa Maria, scendere la mulattiera del Piaggio, circumnavigare il santuario di Re, oltrepassare il Melezzo sotto il sole e ritrovare l’allegra piazza di Malesco. Per non mancare all’appuntamento, lo confesso, ho pianificato su misura vacanze e impegni familiari, cambiato turni di lavoro e voli aerei, addirittura annullato partecipazioni a matrimoni e feste comandate (non vogliatemene, voi interessati, ora che sapete qual è stato il vero motivo della mia assenza, che ho mascherato dietro a scuse pensate ad arte). Ma dopo discussioni e fini sforzi diplomatici ho sempre vinto io, riuscendo a non saltare neanche un’edizione. La prossima sarà la quattordicesima, e sia chiaro: non voglio certo incensarmi. C’è chi ne ha fatte 20, 30 e addirittura 42 (come il decano Domenico Delbarba, ex paracadutista di Piedimulera, classe 1933), e una ragione ci sarà.  Ebbene, quello che ti sembrò forse un atto d’accusa, cara Sgamelàa, non era altro che un grido di dolore. Ti dissi che mi sentivo tradito da quel tuo modo di chiudere la porta, soprattutto senza che nessuno desse un allarme o chiamasse a raccolta nuove forze per impedire che i podisti e la Val Vigezzo restassero orfani del loro fiore all’occhiello. Passò qualche mese e qualcosa si mosse, finché un giorno di primavera ebbi la conferma che un nuovo comitato organizzatore si stava costituendo e che si sarebbe continuato. L’anno scorso ancora secondo i canoni classici, e da quest’anno spostando il luogo della partenza (e arrivo) in ognuno dei comuni attraversati dalla gara. Domenica scorsa è toccato a Druogno, il primo dell’altipiano vigezzino che si incontra salendo da Domodossola. Non nego un pizzico di disagio iniziale, non ritrovandomi in spazi e visuali e dovendomi “inventare” i passi di riscaldamento tra la piazza del comune, la colonia e la ferrovia. Anche la novità della staffetta contribuiva, mentalmente, a disorientarmi, e mi chiedevo come fosse possibile dividere in tre parti qualcosa di indivisibile, come il tuo magnifico percorso. Poi, ad un tratto, mancavano pochi minuti alla partenza, ha fatto la sua comparsa l’immancabile banda di Malesco (Druogno N.d.R.), coprendo il vociare dei podisti con le sue melodie e le sue marcette. Sentendo quei suoni, che dagli anni Settanta accompagnano il via, ho ritrovato in un attimo l’atmosfera di sempre, e dopo pochi passi di gara, alla volta di Buttogno, dolcemente carezzata dal sole, si è ripetuto il miracolo. 
Le emozioni che molti provano, e che non si spiegano se non vivendole in proprio, hanno ripreso a scorrere dentro di me, consentendomi di attingervi la giusta dose di energia fisica e mentale. Non badare, cara Sgamelàa, a chi sicuramente avrà qualcosa da ridire sulle novità. Ti diranno forse che lo spazio all’arrivo, al campo sportivo di Druogno, non era abbastanza ampio, e che ancor più limitato potrà essere quello a disposizione l’anno venturo a Toceno o quello successivo a Craveggia o a Villette. Qualcuno scriverà che, arricchita di una staffetta, verrai in un certo senso snaturata o adulterata. Non ti curar di loro, ma guarda e passa. Ciò che non passa e non passerà sarai soltanto tu, cara vecchia Sgamelàa: le novità servono per ravvivare l’interesse del pubblico, specie di chi non ti conosce ancora, rendere vistosi i volantini e riempire le pagine dei giornali o le schermate dei blog. Affinché tutto resti uguale, bisogna che tutto cambi. Il Gattopardo aveva ragione. Quindi non temere. Grazie di non avermi risposto, due anni fa, dimostrandomi col silenzio ciò che da giovane podista non avevo ancora capito. Che della Sgamelàa bisogna fidarsi. Sempre.
Tuo,

1 commento:

  1. Leggo ora questo articolo grazie all'amico “sgamelatista” Marco COLOMBO che ci informa dall'esterno e giù dalla bassa!!! Mi sto emozionando già a leggerne le prime due parole, e giuro..... che il silenzio calato, è stato solo dovuto ad un "incatenarsi" di situazioni passeggere proprio in un momento in cui i "vecchi" decidevano di abbandonare, per loro forti ragioni, senza accorgersi che alcuni "giovani" stavano emergendo proprio nel loro seno. In quel particolare momento la Sgamelaa d'Vigezz giaceva sul letto moribonda, muta allo sguardo delle molteplici persone che le erano state fedeli in quei quarant'anni, vista però in modo preoccupante da Voi Veri sostenitori già alla 40^. Purtroppo in quel preciso momento la nostra marcia non si era resa conto dei nuovi cambiamenti e dei nuovi mezzi informatici che potevano aiutarla a ringiovanire e a rivivere. Ma... una sera d'inverno (quindi dopo quella 40^) alcuni amministratori avevano capito che la Sgamelàa ci stava lasciando, e senza prole. I miracoli però esistono e questo ne è un esempio; si riuscì a “conferenziere” con persone vicine a questo sport e dopo alcune fumate nere... ecco qui...Signori Corridori.. la Sgamelaa di Vigezzo (senza accento e con la sola "o" in più, per facilitazioni informatiche), con un Cuore e una Mente ben decisi e pronti per una sicura rinascita. Ma come dici Tu , caro e attento appassionato, la Sgamelaa è la Sgamelaa, con le sue gioie e i suoi dolori. Da subito questi nuovi componenti non poterono resistere all'entusiasmo, tradotto poi in duro lavoro, ma allo stesso tempo persero da subito tre importanti ruoli; il quartetto restante, capeggiato dallo scrivente, non si diede per vinto ...e allora via fino in fondo all'obbiettivo, per un nuovo percorso su sterrato, per l'itinerazione della corsa (a forte richiesta del commercio valligiano) , per i pacchi gara, per la gestione totale informatica, e per una migliore organizzazione interna al fine di ridurre gli infiniti tempi di lavoro. La 41^ non poteva essere già itinerante poiché i quattro NON conoscevano tutto, anzi la "vecchia" si era proprio dimenticata di lasciare memorie (se non dei soli ricordi) e nemmeno aveva fatto testamento, pertanto ...meglio fare il passo secondo la gamba... così per capire e fare pratica di tutto quello che le girava attorno. Il terreno di prova della 41^ fu un osservatorio importante, ove la stessa SGAMELAA si risvegliò con addosso un nuovo "looc", una verve da signorina, pronta ora per spostarsi a Druogno con ferma convinzione, ed eccola di nuovo in pista, bella più che mai per una nuova apparizione, con stampato sul viso frizzanti sfide, già tradotte nell'attuale 42^ titolata DRUOGNO 2015, riservandosi nuove e strabilianti novità per le prossime senza però dimenticarsi del passato. Questa è la Signora Sgamelaa Signori.... che vogliate o no, lei è la regina delle corse Ossolane e la mamma di molti corridori passati, presenti, e futuri. Grazie a tutti... il neo comitato

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