[ FOTO ] - Doveva essere la maratona del sorriso, considerata la
presenza in qualità di testimonial e di staffettista di Haile Gerselassie, per
me è stata quella della sofferenza, ma penso per molti che – come me – si
allenano poco. Sofferenza fino a un certo punto, perché poi ho cominciato a
camminare. Ma non mi arrendo. In barba a tutti quelli che fanno discorsi
tecnici, corrono con il cronometro in mano e non sballano una virgola dai
programmi, io ho corso la maratona a Roma, ho fatto Milano e il primo maggio mi
cimenterò in quella del riso di Santhià-Vercelli perché voglio fare compagnia
all’amico Rinaldo Francesca che mi sta tenendo al corrente, giorno dopo giorno,
dei chilometri che macina mentre io ho ripreso oggi a corricchiare, senza
troppo impegno. Continuo nel racconto autobiografico per dire che il giorno
della maratona in metropolitana – guarda il caso – ho incontrato Bruno Arcuri
che correva, come me, al campo Speroni quando avevamo vent’anni. Risate e
ricordi. Uno soprattutto: “Ma tu non odiavi tutti quelli che correvano più di
dieci minuti?”. Sì, è così, ero un velocista, anzi un ostacolista e li chiamavo
calabroni perché viaggiavano a sciami. Ora lo sono anch’io con la differenza
che vado molto più piano di loro. Una cosa mi consola. Venerdì sera ho conosciuto
Enrico Arcelli, un guru dell’atletica, mi ha detto che anche lui è nato come
velocista. Poi si è preparato per la maratona e ha corso forte, sotto le tre
ore. Chissà che un giorno ci riuscirò anch’io. Chiusa la parentesi personale
che interessa pochi. Volevo parlare della maratona di Milano visto che l’ho
vissuta molto da vicino perché venerdì sono andato al parco Sempione insieme a
Gebre – sì proprio lui – per una sgambatina e alcune considerazioni sul
percorso e sul futuro della specialità (ha detto che tra quindici anni ci sarà
qualcuno che andrà sotto le due ore). Poi domenica ho fatto parte del gruppone
che ha potuto sperimentare questa nuova edizione della 42 chilometri di Milano.
In partenza siamo – io e altri due amici – entrati in gabbia uno con i big
perché ci hanno fatto passare. Poi, temendo di essere travolti, siamo andati
più indietro. Ma non è che i controlli fossero un granché. La corsa è andata
via bene e ha smesso i panni di maratona del sorriso solo in prossimità del
parco di Trenno quando ho assistito ad alcune scene abbastanza forti con
automobilisti che sgasavano e strombazzavano apposta perché stanchi dell’attesa
e maratoneti che andavano giù pesanti con le parolacce. Non mi è piaciuto né il
comportamento degli uni, né degli altri. I problemi maggiori di questo tipo
sono stati circa dai chilometri 27 al 32, poi tutto abbastanza tranquillo, anzi
c’era tifo nelle parti centrali. E questo è stato bello. Così come il red point
della Enervit in un’atmosfera lunare ma lì io ormai andavo già al passo. Il
confronto antico-moderno è stato comunque suggestivo. Qualcuno si è lamentato
per i cambi delle staffette, ma la vera critica (secondo me) è una sola. Perché
si paga il biglietto della metropolitana nel giorno della maratona? Tutti dovrebbero
essere incentivati a usare i mezzi pubblici, tanto più quelli che vengono dal
resto d’Italia e anche dall’estero per un giorno solo, per dare il proprio
contributo a una festa che va ben oltre i semplici contenuti sportivi. Non è un
bel segnale di civiltà per Milano che pensa di essere così moderna e
intelligente. Potrei fare tanti paragoni (Roma, ecc) me ne viene in mente uno.
Io tutti gli anni vado al meeting di Golden League a Montecarlo con Teo
Raimondi, Ale Marzola e gli altri, lasciamo l’auto nell’autosilo coperto al
prezzo di un paio di euro al giorno. Proprio in quell’occasione la città
abbassa il prezzo che, altrimenti, per un’intera giornata, sarebbe esorbitante.
Ecco, in Italia, magari, l’avrebbero alzato sapendo che nel giorno del meeting
arriva tanta gente. Il risultato sapete qual è: al meeting di Montecarlo cerco
di tornarci sempre da almeno vent’anni (forse trenta) a questa parte, alla
maratona di Milano ci penserò su. Perché perdersi in questi particolari? Mistero italiano.
Silvestro Pascarella
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