10 novembre 2014

Maratonina di Busto: o la va o la spacca, di A. Aarts

[ FOTO ] - Manco da un paio d’anni da Busto, ma l’ho corsa nelle tre edizioni precedenti e mi piace come gara, perché organizzata bene e perché per chi vuole fare il tempo, offre il percorso ideale con lunghi e larghi viali. Certo, purtroppo dal punto paesaggistico offre poco ma tanto, quando sei al limite delle tue forze, non hai certo tempo di guardarti intorno.
Vengo da un periodaccio, ferma per 8 mesi lo scorso anno, ferma nei primi mesi di quest’anno, un problema di affanno causato forse da un’anemia che non si risolve e che mi impedisce di correre ad un passo più veloce di 6’/km, di programmare allenamenti o altro. Oggi sono qui per Roberto, dopo un paio di anni dedicati alle ultra, vorrebbe provare ancora una volta l’ebbrezza della velocità. Gli ho suggerito io di venire a Busto dove lui non ha mai corso, sperando in un meteo clemente.
A Bergamo ha piovuto parecchio ma mano a mano che ci avviciniamo a Busto
il cielo schiarisce ed un timido sole cerca di far capolino tra le nuvole. L’enorme parcheggio a due passi dal palazzetto dove distribuiscono i pettorali comincia a riempirsi di auto, lasciamo anche la nostra e andiamo a ritirare i nostri pettorali, il 94 ed il 95. Essendoci iscritti per tempo anche le maglie sono delle taglie richieste, per fortuna perché a me capitano sempre misure troppo grandi. Anche se onestamente il verdefluo scelto quest’anno….non so quante occasioni avrò per indossarla, forse quando vorrò correre nella nebbia, per rendermi comunque visibile.
Una volta che ci siamo preparati e abbiamo infilato sotto i tergicristalli delle auto parcheggiate il volantino della corsa organizzata da un amico ci avviciniamo alla partenza. Non più di fianco al palazzetto, ma 200 metri più in là, scelta a mio avviso molto azzeccata rispetto al percorso precedente che prevedeva un bel curvone poco dopo il via ove il più delle volte si doveva schivare enormi pozzanghere. Purtroppo con le corse a novembre il rischio pioggia risulta molto elevato.
Ma stavolta ci è andata bene, temperatura ideale, strade asciutte. Resto con Roberto fino a pochi minuti prima del via, a ridosso dei primi, per consentire a lui di partire con i palloncini. Cerco di mettermi a lato per non farmi travolgere, il mio obiettivo è di restare sotto le 2 h 10’ senza dovermi fermare troppo spesso, corro senza garmin ascoltando esclusivamente il mio fiato. Dopo la presentazione dei ragazzi che faranno i pacer ecco lo sparo dei giudici: la gara è iniziata.
Il mio pensiero continua ad andare a Roberto, ha lavorato tanto nell’ultimo mese per ridare velocità ad una gamba abituata alle 6 ore e spero davvero che riesca nel suo intento. Piano piano trovo il mio passo e vengo superata da una fiumana di gente, alla fine in classifica ci saranno 1753 persone, non male per questa corsa che tra l’altro coincide con altre gare molto gettonate. Un grande applauso agli organizzatori che anche quest’anno si sono prodigati riscuotendo il successo che meritano.
Prima del 7mo km vengo superata dai palloncini dell’ora e 50’ e un attimo dopo da quelli delle 2 ore, di sicuro qualcuno sta andando troppo veloce. Incontro un amico che mi invita a restare attaccata al gruppetto, mi piacerebbe ma preferisco ascoltarmi piuttosto che forzarmi in un passo che so non essere il mio. Dura accettare di non poter lasciare andare le gambe per assecondare il fiato ma in fondo devo essere contenta di ritrovarmi ancora una volta in mezzo ai corridori. Lasciati i capannoni ci avviciniamo alla pista ove c’è la rilevazione del 10mo km e il giro di boa. E’ sempre piacevole incontrare gli altri e lo sguardo scruta alla ricerca di facce note. Antonio mi scatta una foto, cerco di sorridere ma immagino le smorfie che appariranno in foto, bevo un goccio d’acqua e riparto. Al 13mo km vado in affanno, cammino qualche passo e riparto. E fino all’arrivo sarà cos’, 2 km di corsa e qualche passo camminando. Al 20mo km l’ultima sosta, vengo superata da una ragazza che mi invita a non mollare “dai che siamo arrivati”…., lo so che siamo quasi arrivati, ma quando non si respira… Ed eccomi sul viale, ecco l’arco giallo che segna la fine della fatica giornaliera, i fotografi scattano foto ma io cerco Roberto, la felicità che vedo sul suo viso mi dice che si, ce l’ha fatta.  Cerco un orologio per capire in che tempo ho finito la gara, ho sentito il ritocco della campana quando sono transitata in centro quindi non dovrebbe essere tanto oltre le due ore, in fondo sono andata benino e non rivivo le crisi avute a Castel Rozzone, quindi si, indipendentemente dai cronometri, oggi è andata bene.
Un attimo dopo sono tra le braccia di Roberto, bravissimo lui, per pochi secondi ma è PB ed io dovrei aver chiuso in 2 h04’. Ci avviciniamo insieme al ristoro finale, la sete è tanta come la ressa di persone. Con un bicchiere di thè bollente in mano, dopo averci fatto scattare ancora una foto da Antonio, ci avviciniamo all’auto e pazientemente attendiamo il nostro turno per uscire dal parcheggio e tornare a casa: obiettivo centrato, a volte la vita è proprio bella.
Annette Aarts

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