22 dicembre 2012

"X-MaRs" - Pensieri e riflessioni di una Podista da Marte di L. Amisano

Non mi va di parlare della missione di pochi giorni fa. La missione di Natale, che è la più bella dell’anno. La super mega missione di Natale, colorata, allegrona, scoppiettante.
Mi va di parlare di marziani. Fra poco più di due mesi sarà il quarto compleanno dei podisti da Marte. Io, che ci sono da tre anni, in questo tempo ho visto tante di quelle facce, tutte nuove, che neppure se facessi la hostess di linea Milano Singapore, forse, ne vedrei altrettante. Alcuni si fermano, restano impigliati nella grande rete gialla, altri passano attraverso le larghe maglie di questa rete, che non imprigiona nessuno, lascia tutti liberi di andare e venire. Tutte belle queste facce, tutte allegre e sorridenti. Lo so, lo so, che dietro ai sorrisi c’è la vita vera, quella dura, ma quando siamo in missione, noi sorridiamo. Ciascuno coi suoi guai, ciascuno coi suoi perché, ciascuno con le sue
solitudini, siamo tutti scappati di casa, siamo tutti spinti da qualcosa, o tirati da qualcos'altro, ma si lasciano le varie “vite vere” un po’ discoste, perché la missione di una “Missione” è trasmettere un pensiero, e chi ti ascolta se vai lì col muso?
L’immagine è tutto, o molto. L’immagine marziana che ho io in testa è una bella foto scattata in piazza del Duomo, coi giapponesi, e noi a fare casino, o con le scolaresche, o anche d’estate, sdraiati su coperte blu, mentre i milanesi ci guardano attoniti. Ma noi sempre lì, a sorridere, a spruzzarci l’acqua, a fare casino. Che bello questo rumoreggiare festosamente, che bello questo stare vicini, che bello questo usare i fischietti e la voce, e le trombette, per dire a Milano: “Ehi, tu! Città distratta! Guarda chi c’è!? Ci sono i Marziani!” e con un simpatico sberleffo, tornare a correre, sparendo dietro un angolo. Questo è il mio personale modo di vivere ogni singola missione, questo è il mio stile, il mio piccolo credo.
Io ci vedo, mi vedo, come una particella di qualcosa di più grande, un bel gruppo di belle persone che fanno cose utili, anzi: necessarie, perché altrimenti non verranno fatte, forse. È questo lo scopo, è qui l’utilità.
Essere visibili, anzi decisamente vistosi, essere ricordati, far incuriosire le persone che ci guardano, è uno strumento, non il fine, per me, di ogni missione. Essere un po’ teatranti, un po’ guitti, un po’ mimi, un po’ scemi, fare BUU! Gigioneggiare, è la via per arrivare a due scopi: il primo, immediato, raccogliere i fondi per la causa, per la Onlus del mese. C’è sempre un banchetto, dove si possono fare donazioni, dove chi passa può rimanere incuriosito da noi e offrire un aiuto. Poi c’è il fine “esteso”, quello “grosso” quello “serio” che è mostrare una diversità, educare i milanesi, e chissà? Magari un giorno anche un po’ più in là di Milano, che cambiare si può. Ma cambiare cosa? Cambiare mentalità.
Alcuni giorni or sono, uno dei guitti più guitti che ci siano parlava della nostra Costituzione, in televisione. Io non lo sapevo, ma lui ha letto un articolo della Costituzione, che mi sembra illustrare più che bene anche il mio pensiero, e che risponde a un bel po’ di domande: nella Costituzione c'è un articolo che dice che la nostra Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità, e senza fini di speculazione privata. Lui, il guitto diceva: la nostra Repubblica ci dice che noi siamo solidali, e io so che questo ci distingue dalle bestie.
Ieri invece ho letto un brano di Tommaso d'Aquino che parla di una cosa diversa, lui parla di Dio, e di come per forza ci debba essere qualcosa di più grande sopra di noi che muova le cose (Ex motu et mutatione rerum), lui lo chiama Dio, io che non  credo e non sono religiosa, ricerco puramente nell'Uomo le mie risposte. Le cose avvengono sempre per un motivo. Noi siamo motori e strumenti, e anche prodotti di noi stessi. L'importante penso sia riconoscere i momenti e i motivi in cui e per cui agiamo.
Come dicevo prima, lo scopo non è il piccolo “io” ma un assai più interessante “noi”, cerco sempre di ricordarlo, quando faccio ciò che faccio, coi marziani. Poi, parlando con un'amica, molto intelligente e sensibile, così sensibile e intelligente da aver visto cose senza saperne nulla, ho riconosciuto il pensiero centrale che, a parer mio, dovrà guidare sempre me, parlo per me s'intende, nel mio essere marziana: non devo mai dimenticare quale sia lo scopo, non devo mai perdere di vista l'orizzonte.
Voglio cogliere quest'opportunità di non lasciare che ciò che non ha a che vedere con i Podisti da Marte, distolga il mio sguardo dai motivi per cui sono rimasta intrappolata, e con gioia, in questa rete marziana. Se all'inizio potevo giustificarmi dicendo che “non sapevo bene”, dopo tre anni so molto più che bene che si fa, e perché lo si fa, ho ben chiaro lo spirito che muove questo ingranaggio, ho ben chiaro che se io per prima non ricordo i motivi, io per prima perderò il sorriso.
Ho sempre sposato ogni iniziativa, tutte le idee, le piccole follie, adoro il lato un po' disorganizzato, e amo invece far parte dell'ingranaggio ben oliato e perfetto, come è stato a gennaio, quando eravamo così tanti, che bisognava per forza mettercela tutta, e anche di più. Da un lato amo la spontaneità, da un altro mi piace se c'è un po' di regia, appena accennata, e allora ci metterò del mio. Il mio abituale entusiasmo esplosivo, ci metterò le gambe, il corpo, il cuore, ci metterò le mani che fanno, e la testa che scrive, ci metterò la mia faccia, anche se porta una maschera.
Se all'inizio è stato colpo di fulmine, si sa che l'amore va annaffiato ogni giorno, altrimenti è un fiore così delicato che perirà. Questo amore per Marte me lo coccolo, perché mi è stata data l'occasione di fare cose che per quarant'anni non ho fatto e, visto che mi piace un sacco farle, voglio continuare, anche se, lo ammetto, certe volte è dura continuare a sorridere, quando la vita ti tira di qua e di là.
Alla missione di Natale mi sono sentita come alla mia prima missione, quando non conoscevo nessuno, mi sono chiesta perché, e non mi sono riconosciuta, ma ho lasciato che l'evento mi portasse, come feci allora. Fare semplicemente lo sporco lavoro marziano (saltellare, gridare, fare sberleffi alle forze dell'ordine, fare le foto, correre a perdifiato, e volare, sbattendo le braccia come fossero ali) mi ha ricordato perché lo faccio, e allora dico a me stessa una cosa che ho detto ad altri: “Siamo motori, strumenti e prodotto finito, ciascuno di chi ci è accanto. Se ti chiedi mai perché, prova a guardare un corpo che vola dimentico di sé, pieno solo di tutti noi.”
Laura Amisano
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2 commenti:

  1. Gent. Marziana, incuriosita dall’acronimo “xmars” (che per deduzione italiota terrestre ho tradotto: decima mas repubblica sociale…) ho letto le sue riflessioni aliene sul nostro essere terrestri e sulla possibilità d’indurre un cambiamento nella “nostra” umanità partendo dal “vostro “ orizzonte, indi per un terrestre “TIT FOR TAT” ho deciso di commentarle. Non intendo offuscare il suo entusiasmo marziano ma desidero farle notare alcune “sue incongruenze” per me terrestre.
    1) Lei cita San Tommaso ed il suo ex motu…. ma ignorando la torsione logica della scolastica (San Tommaso) per inserire un Essenza intuitiva (Dio) del mondo in “un orizzonte” ermeneutico, individuato nel principio -d’identità– non contraddizione (tertium non datur) della logica aristotelica più di un millennio prima, salta a piè pari tutto il nostro divenire storico per re-inserire quella torsione, (ut unum sint, ancora oggi gli umani s’accapigliano tra pensiero scientifico e fede) in un percorso puramente pragmatico (giudicare l’albero dai frutti) “detto” marziano che si propone di “cambiare mentalità” (forma mentis?) a noi meschinelli italioti proponendoci travestimenti, riferimenti fiabeschi, piccole infrazioni di regole civiche, ambi-valenza nell’uso del segno linguistico.
    2) Cara marziana, non per spocchia culturale, ma vorrei spiegarle alcune cosette sull’uso che noi terrestrucoli facciamo dei ”rituali” da lei proposti. Il mascheramento (altro da sè, maschera vuol dire persona per noi) lo pratichiamo una(1) volta l’anno, non a caso, e lo definiamo carnevalesco o profano ed essendo in questo giocoso e gioioso dis-orientamento alto il rischio di perdere la distinzione (lo predica la nostra storia) tra soggetto ed oggetto fra pensiero ed azione tra forma e materia ed essere poi “agiti da” e non “agire su” noi umanoidi “nel semel in anno licet insavire” troviamo l’equilibrio tra intensità di desideri, pulsioni e la necessità di non esaurire un’ energia vitale che dev’essere indirizzata alla direzione dell’ordine (ratio).
    3) La gioia del travestimento, dell’a-temporale fiabesco, strumentale al raggiungimento di uno scopo, noi “umani adulti” lo lasciamo ai nostri bambini e lo chiamiamo “gioco”. Il gioco è realtà (è vero) per il piccolo umano e in quella “terra di mezzo” dove tutto è possibile, essere questo e quello, perviene a definire se stesso e l’altro da sé (è terra sacra vietata al pro-fano adulto!!).
    ....continua

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  2. 4) In un contesto socio-culturale come quello italiota l’ambivalenza, voluta secondo me, semantica non è accettabile: lei usa il termine MISSIONE, MISSIONE DI Missione, missione mensile…….. che nello specifico pragmatico, come quello marziano e non solo, ha un solo e ben chiaro significato: profit ability e nella sua ”strategia”, mission statement, ingloba il suo fine ultimo -la redditività- Noi italioti vi attribuiamo invece un significato religioso dove è il singolo a mettere a disposizione nel perseguimento del suo ideale tutto quanto ha e possiede in termini di conoscenze, tempo, saperi ed anche ricchezze.
    5) Solidarietà, solidarismo (sinonimi lati beneficenza-carità-elemosina)
    Nulla da meravigliarsi se gli umani e gli Italiani in particolare le hanno inserite negli atti costitutivi delle nuove democrazie (terrestri) dovevano ri -dare a noi cittadini la capacità di “agire su” seguendo un’ antica rivoluzionaria idea: LEGALITE’ FRATERNITE’ EGALITE’.
    Gentile marziana pur apprezzando le sue fatiche non me ne voglia se non riesco a condividere né la sua carta d’intenti né le finalità proposte (ma questa ignoranza delle umane tribolazioni terrestre sono forse dovute ad una fortissima forza di gravità marziana che rallentando il vostro tempo vi mostra cose di noi terrestri risalenti agli antichi romani?) perché tutta la nostra bellissima terra vive di mutuo soccorso –solidarietà- anche se non conscia. Basta passeggiare in un bosco, lungo la riva del mare per rendersene conto e l’uomo in modo conscio vi ha sempre partecipato; perché prima che gli Dei fossero e prima che Cristo venisse……. c’era L’UOMO e la pratica del DONO.
    E come scrive Mauss (umano saggio e dotto) è il dono, la roccia eterna di ogni morale possibile, quel nucleo comune che attraverso declinazioni contingenti di volta in volta diverse sta a fondamento della natura e del vivere sociale degli uomini
    Con simpatia,
    E=mc 2 (do per scontato che i marziani conoscano la formula)

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