Non
so dove ho trovato notizie sulla Walk of life, evento organizzato da Telethon
in varie città italiane per raccogliere fondi sulla ricerca sulle malattie
genetiche, ma dopo aver letto il regolamento ho pensato subito che, in
preparazione al prossimo Giro Podistico del Varesotto, era il cacio sui
maccheroni.
Testarsi
sui 10k, nel centro di Milano, in una gara probabilmente non troppo affollata
era un’occasione da non perdere. Lancio l’idea a Giamma che a sua volta
coinvolge Ivano e così stamattina ci presentiamo in tre dietro il Castello
Sforzesco di Milano, punto di partenza e arrivo della gara.
I
servizi ci sono
tutti, ma è poca la gente, così si incontrano subito gli amici,
non è difficile trovarsi con Andrea
Maltagliati, Alberto Fiandra e Marco Raimondi,
Antonio e Capitan Fabrizio.
Non si capisce se le nuvole vogliano solo
restare a guardare o diventare per l’ennesima domenica protagoniste, lasciando così qualche dubbio sul vestiario
da indossare. Breve riscaldamento nei vialetti del Parco Sempione, poi la
chiamata dello speaker ci porta nella gabbia di partenza dove regna
un’atmosfera assolutamente poco competitiva. Non sembra neppure di essere a
Milano, dove solitamente le partenze hanno proporzioni oceaniche. Stretta di
mano augurale tra di noi, poi ognuno per sé e tutti per lo sport, quello vero.
Le nuvole hanno deciso di andare a riposare, splende un magnifico sole.
Avvio lento, leggero imbottigliamento, quindi in
via Legnano inizia la corsa. Imposto un ritmo regolare, che non mi faccia
sentire subito affaticato e progressivamente risalgo il groppone fino a
raggiungere Fabrizio. Cavoli, sto gareggiando a fianco di uno dei simboli del
podismo milanese! Da Porta Nuova inizia un lungo tratto in sampietrini e
porfido, sembra di stare alla Parigi-Roubaix. Non è gradevole correre così ma
almeno transitiamo in qualche via diversa dalle solite che si percorrono
abitualmente con Stramilano o Maratona. Piazza della Scala, siamo nel pieno
centro di una città che per il momento sembra non accorgersi di noi, corriamo
nell’indifferenza, che è sempre meglio dell’ostilità. A metà gara non sono stanco e la proiezione
mi dà un tempo sotto i 41 minuti, è il momento di osare un pochino. In via
Canova non si può non vedere la lunga fila di chi attende un pasto davanti al
convento dei Carmelitani Scalzi, poi ecco il classico andirivieni di Corso
Sempione dove posso ammirare Andrea lottare per le primissime posizioni e
Giamma appena dietro.
Mancano due km, ne ho ancora, respiro tranquillo
mentre chi mi sta vicino ansima paurosamente, attendo il cartello col numero 9
per un allungo finale che diventa sprint appena vedo il gonfiabile
dell’arrivo. Ho l’artiglieria dei
fotografi tutta per me … anzi no, si materializza una famigliola non
competitiva che cattura l’attenzione di Antonio che non mi vede arrivare: dite
che se avessi avuto i capelli lunghi mi avrebbe notato?
Scherzo naturalmente. Tempo finale 40 e 24, il
cronometro mi dice che ho corso la seconda metà gara sotto i 20 minuti, ben più
veloce della prima. Sono contentissimo, ho gestito bene il ritmo, ho raccolto
qualcosa di quanto sto seminando con l’aiuto di coach Andrea Gornati. Giro di
foto con tutti gli amici presenti, poi si torna alla macchina. Milano si è
svegliata e si è accorta che c’è una corsa podistica: concerto di clacson in
zona Arena Civica. In mancanza di
domenica ecologica il difficile rapporto tra la Milano che “va di corsa” e
quella che “corre davvero” continua.
Michele Romanini
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