1 maggio 2012

1 Maggio 2012 Cossogno - KM VERTICALE di M. Romanini

Primo Maggio, su coraggio! diceva la famosa canzone di Umberto Tozzi e stamattina di coraggio ce n’è voluto per andare alla sesta edizione del Km Verticale di Cossogno, diventato un punto fisso nel mio personale calendario podistico.
Il primo passaggio difficile è modificare la posizione orizzontale e uscire dal letto sentendo rumore di pioggia all’esterno. Era prevista, e poi non sono uno che si tira indietro, gli impegni vanno onorati. La borsa è già pronta, pienissima, asciugamani, giacchine impermeabili e maglie di cambio in grande quantità.
Non sono ancora le 7, le strade sono completamente
deserte, mi fanno compagnia un CD di musica anni ’80 e il tergicristalli che lavora incessantemente. So cosa mi aspetta, ho già disputato due edizioni, ma la pioggia è una grossa incognita: mi faccio un po’ di predica da solo, mi dico che alla mia età forse sarebbe meglio restare a casa a festeggiare il compleanno di mia figlia, che la salute è una sola, che anche il viaggio in auto in queste condizioni è pericoloso. Mentre mi sgrido sono già a Baveno, piove di brutto e le nuvole basse danno un effetto nebbia, 11 gradi.  In pochi minuti eccomi a Cossogno, convinto di essere tra i primi e invece è già tutto pieno, sia i parcheggi che il circolino che funge da ritrovo. Rispetto a due anni fa mi sento meno corpo estraneo, (oggi sarebbe più corretto “pesce fuor d’acqua”…), qualche faccia la conosco e poi mi saluta perfino il Sindaco di Cossogno! Già perché anche Silvia Marchionini, primo cittadino di questo paese, corre e corre forte! In segreteria trovo Paola, compagna delle gran fondo della scorsa estate, allegra e pimpante come sempre. Ritiro pettorale e un pacco gara che le grandi corse di Milano se lo sognano, poca carta e tanta sostanza.
Vorrei fare qualche foto, ma piove troppo e rimango a cuccia in auto fino al momento in cui mi ridico “su coraggio, esci!”, è ora di bagnarsi. Sono il 36° della lista di partenza che conta oltre 200 atleti, scendo al Parco di Ramolino dove i giudici ed i primi atleti sono pronti, si parte uno alla volta, uno ogni 15 secondi. 
Alla chiamata dei giudici qualcuno non si presenta: o è in ritardo o non ha trovato il coraggio. Arrivano Silvano, Barbara e Fabio, c’è tempo solo per rapidi saluti, 3 …2…1 si parte. Subito salita su asfalto, poi bosco e stradine di paese, breve tratto in piano prima di affrontare la lunga mulattiera fino all’Alpe Rugno. Nonostante le scarpe da trekking la presa sui sassi bagnati è precaria, due passi avanti e mezzo indietro, massima attenzione a non mettere la suola sui lastroni levigati. Salgo cercando appoggi sicuri, (tipo zoccolo di Gnu o vertebra di Moffetta …), corricchiando dove la pendenza lo consente (quasi mai …). L’Alpe Rugno, diversamente dagli altri anni, è deserta, i pochi presenti mi incitano e ho ancora fiato per ringraziarli, 500 metri di dislivello sono in archivio.
Da dietro iniziano ad arrivare i veri skyrunner, quelli che riescono a correre su queste pendenze proibitive. Più che una corsa è una danza, fatta da piccoli saltelli frequenti, passi corti ma efficaci che li portano in breve tempo fuori dalla mia visuale.  Dopo l’Alpe Aurelio il sentiero si porta in costa dove siamo investiti da un vento gelido, giusto dove inizia il tratto più difficile, dove perfino gli stambecchi in canottiera e pantaloncini faticano a danzare. So benissimo che il traguardo è sopra la mia testa, mi sembra di vederlo, ma prima di arrivarci devo arrancare, ansimare, lottare per una manciata di minuti che paiono eterni.
Poi come al solito, gli ultimi 30 metri in forte pendenza fatti di corsa, col cuore fuori giri e le gambe che tremano, miracolo della mente. Un’ora e due minuti, cinque in più dell’anno scorso. Come mai? Non mi pongo la questione, sono arrivato e basta.
Causa maltempo l’elicottero di servizio non ha potuto portarci le borse con i cambi asciutti qui in cima al Monte Todum, non c’è neppure acqua da bere ma con tutta quella che sta scendendo dal cielo non ne sento la mancanza. Estraggo il giubbino antivento infilato nella parte posteriore dei pantaloncini e scendo piano piano verso valle, incrociando tutto il gruppo dei partecipanti. La maggior parte è serena, stravolta ma serena, alcuni chiedono quanto manca, la risposta è sempre “poco”.
Mi godo la discesa con calma, consapevole che non farò più fatica e che è impossibile bagnarmi più di così.
Car sweet car, finalmente qualcosa di asciutto da indossare, dolce sensazione di pulito che mi accompagna al Parco di Inoca dove sono stati preparati tanti tavoloni per poter pranzare in compagnia, tutto compreso nella quota di iscrizione!
Ottima l’organizzazione, ottimo il cibo e ancor di più la compagnia di Barbara, Fabio, Silvano e Fausta, grandi amanti della montagna e veri esperti di questo tipo di corse. Barbara è la meno soddisfatta della propria prestazione e infatti è quella che vince un premio, terza nella categoria “signore”…
In conclusione: la pioggia da una parte ha reso più eroica questa corsa già difficile, dall’altra ha rovinato i momenti conviviali.  I miei complimenti agli organizzatori di AVIS Marathon Verbania, premiati dal record di partecipanti e che hanno dimostrato di saper far funzionare bene le cose perfino in giornate complicate come oggi.
Mi prenoto già per la prossima edizione: Primo maggio, su in viaggio!
Michele Romanini
***
l'estate arriverà e allora:

1 commento:

  1. Grazie Michele per il racconto e la compagnia ...
    Alla prossima ... sperando in un bel sole !!!
    Silvano

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