21 aprile 2012

Milano City Marathon - II parte - Un tranquillo weekend di... maratona! di GioGiò

II parte
Ore 10:00 di domenica mattina: la rassegna stampa su Facebook è un bollettino di guerra. Sotto la pioggia battente, la motivazione di tanti fa acqua. Fior di menti sono al lavoro per inventare la scusa dell’anno pur di tornare sotto le coperte. Sotto le coperte?? Mentre si corre LA MARATONA A CASA NOSTRA?? Inzuppati si, sfigati MAI: si esce!
I maratoneti sono già sul percorso. Al passaggio dei 21 km si ode un sol grido: “Min**ia!”: la pedana del chip si è infatti inabissata in una pozzanghera, in onore del centenario del Titanic (ma che razza di ricorrenza è??). Saltello tra le aiuole per incitarli, poi mi do una mossa: i miei compagni sono già sul percorso. Già, i miei compagni: Salvuccio, che quando riesce a non procurarsi i più inverosimili
infortuni, macina chilometri a passo di carica sul tapis roulant; Ezio, lupo della bassa, veterano delle gare di single speed dove alla fine, invece del Gatorade e della banana, si ristora con la formula b&b (birra & barbecue); Toni, che ha iniziato a correre da due mesi e già va come una lippa: credo che non si sia accorto di non essere in sella alla sua moto sul circuito di Misano ma, vi prego, non svegliatelo!
Al punto di cambio in Porta Venezia assistiamo al passaggio dei maratoneti, volti nuovi e tanti, tanti amici. Un’onda di emozione accompagna un ragazzo che vola sulle sue protesi in fibra di carbonio (only the brave!), il fiato lo sprechiamo a salutare gli amici: il Boss, elegantissimo anche senza cravatta, le gems che corrono (42km!) reggendo ai due capi lo striscione Smarathon e sorridendo a sessantaquattro denti, Lamisangeles che va troppo forte per non nasconderci qualcosa, Miss Sorriso Road ed Hello Kitty e, finalmente i primi staffettisti, bellissimi nelle magliette delle tante onlus presenti.
Carl Lewis, Asafa Powell e Usain Bolt sembrano essersi dati appuntamento oggi a Milano: tutti i runner, dal più allenato al più tapascione, dal penitente al pastasciuttaro, sembrano prendere la scossa al passaggio del chip e si lanciano come proiettili alla conquista della terza frazione, alcuni sotto la minaccia di pesanti ritorsioni, come il malcapitato compagno di squadra della Nick nazionale, immortalata subito dopo uno dei suoi famosi “Vaff…..”!!
I 10 km e mezzo della frazione scorrono tra foto, saluti, incitamenti da parte dei milanesi in strada (anche sotto l’acqua: li ho visti coi miei occhi!) e degli amici Road al ristoro. All’ennesimo “Vai Giogiò-ò-ò!” da una cerata gialla accanto a me si leva una voce: “Hey, ma a te ti conoscono proprio tutti?!”. Affianco una bandiera marziana inconfondibile col suo stemmino di Hello Kitty, nelle mani di un insospettabile Roberto, con cui scambio due chiacchiere, per poi scusarmi: a dispetto delle mie prestazioni, infatti, sono concentrata come un kenyano. Ho una missione da compiere, l’occhio è fisso al Garmin: il Tenente Dan (quale miglior soprannome per un uomo dal cuore grande?) ha scommesso su di me: se ci metto meno di un tempo prefissato, donerà un tanto al chilometro sulla mia pagina di fundraising per l’Abbraccio. E allora, lo vogliamo mandare Nick a nuotare coi delfini, o no?
Viale Papiniano, è quasi fatta: la centometrista che è in me chiama a raccolta tutte le forze residue e si produce in allungo olimpionico per consegnare il chip all’unico staffettista con cappello da pescatore (è lui, non posso sbagliare!), a una velocità tale che di sicuro mi toccherà il controllo antidoping. È fatta, ho vinto la scommessa e mi sembra già di vedere un delfino schiacciarmi l’occhio! Non è finita, arriva il gruppo marziano, con Niccolò in testa e tutti dietro a inseguirlo: quell’uomo di ferro dal cuore di babà che è Ivan Iron, il Capitano dai riccioli (non interrompete!) blu, la Regina e Mariella dai capelli d’oro e uno stuolo di skyrunner, scesi dalle montagne per portare i loro doni (cuore, gambe e sole: sopra le nuvole splende sempre il sole!) al bambino mandato dal cielo per aiutarci a tirare fuori il meglio di noi stessi, per ricordarci che senza amici non siamo niente e che ci sono maratone che si vincono andando piano piano.
Giovanna Cardella (GioGiò) – prossimamente la III parte
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