13 marzo 2012

11.03.2012 - Lago Maggiore half marathon di M. Muraro

Finalmente è arrivato il momento: si corre la mezza del Lago Maggiore. Il meteo è dalla nostra parte: cielo appena velato, sole e temperatura non troppo alta… l’ideale per correre.
Egidio, Mary ed io prendiamo il primo battello che da Stresa ci porterà a Pallanza e facciamo il viaggio fianco a fianco con keniani ed etiopi: sono magrissimi e tiratissimi anche se, come mi assicura uno dello staff, mangiano tantissimo -“il fatto è che bruciano molto”, mi dice-. Il trasbordo è divertente, incontriamo Rupil e compagnia bella che “sparano” cavolate già di primo mattino.
A Pallanza ci riuniamo agli altri, soprattutto a Stefania, la mia compagna di corse che da sei mesi è un po’ latitante
e mi ha abbandonato al mio destino.
L’aria è fredda, così nasce il dubbio su cosa indossare: io ho portato di tutto, ma opto per maglia manica corta sopra la canotta (anche se so che mi pentirò e soffrirò il caldo). Comincia così il riscaldamento e l’eccitazione cresce: è strano vedere come, dopo tante mezze, l’emozione mi prenda ancora lo stomaco.
Finalmente la partenza: corro in mezzo ai ragazzi della Podistica Arona, in particolare Max (che diventa la mia lepre) e Damiano, il saggio. Decidiamo di metterci dopo i palloncini dell’ora e quarantacinque, che sembrano andare molto veloce: infatti, i primi chilometri li facciamo a 4,50. L’andatura è spedita (almeno per me) e così decido di concentrarmi sui passi e sul fiato, lasciando da parte battute e sguardi al paesaggio (che, comunque, è bellissimo). Mi fa piacere sentire il tifo del pubblico lungo il percorso: ogni tanto ci sono anche degli amici che urlano il mio nome e ciò mi galvanizza.
Senza intoppi superiamo Feriolo e, da qui, imbocchiamo la statale che porta verso il quindicesimo chilometro. La fatica inizia a farsi sentire sulle gambe e si accentua dopo la pendenza che porta verso Baveno… mannaggia! Meno male che c’è Max che tiene il passo. Tiro avanti trovando dentro di me una grinta che non conoscevo e affronto la salita del ventesimo chilometro. La discesa mi spinge verso l’arrivo, tirando fuori le ultime forze rimaste. Finalmente l’arco, con i soliti Davide Daccò e Alberto Pizzi ad aspettarci. Un’ora e quarantasei minuti: sono felicissima!!!! Pensavo di metterci almeno quattro minuti in più, visto le salite,  e invece…
A questo punto mi viene una fame da orso e mi aggiro per l’imbarcadero con in mano due banane, uvetta, acqua e biscotti nonché sacca degli indumenti. In queste condizioni faccio l’incontro della vita: Linus!!!! Vedo Luisa, la mia triathleta preferita, e mi avvio verso di lei accorgendomi solo alla fine che sta parlando con il mio dj adorato. Mi presenta (penso: “che figura…”) e facciamo anche una foto, ovviamente con cibarie in mano (penso: “che mega figura…”). E’ simpaticissimo, parla anche della sua corsa e gli racconto della mia. A questo punto sono veramente felice! Grazie Luisa!
Pian piano arrivano anche i miei amici: Stefania, che finalmente è ritornata alle corse e spero non mi abbandoni più, Egidio, Rupil, Roberto, Carlo, Adriana… i nomi sono tanti.
Anche questa mezza è andata; la mente, ricca di emozioni e carica dell’energia che solo queste gare sanno infondere, si proietta, come sempre, verso la prossima competizione.
Maria Muraro
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