Siamo seri…
Questa
volta la missione dei Podisti da Marte è specialissima, non perché le
precedenti non lo siano state, ma perché saremo molto più numerosi del solito, e il numero richiede maggiore
organizzazione. La sveglia suonerà alle 6.30 e, in un’ora dovrò essere fuori…
anche meno se si può, tutto va preparato prima, come sempre, la sera prima.
…
il tempo che scarseggia fa di me un
cappellaio matto assai veloce. Acchiappo un cappellone rosa della Gazzetta e lo
trasformo nel rosso cilindro di un clown che ha solo un desiderio: farsi
vedere, anche da lontano, i nastri gialli mi identificano.
Taglio
60 metri di nastrino nero, in pezzetti
da 15 cm (… capitano li facciamo da quanto i nastrini? – mah?! Se sono da 20cm li leghiamo al polso, da 30 poi non ci bastano per tutti, facciamo 15, e facciamo i fiocchi – parola di Capitano) e così, uno per uno, sono stati tagliati circa 400 nastrini neri, perché la notte di un cappellaio matto si popola anche di folletti magici, che muovono forbici e rotoli senza che ci si possa affaticare, annoiare, ma soprattutto fermare e, alla fine, il lavoro è compiuto, e tu non sai neppure come sia successo.
da 15 cm (… capitano li facciamo da quanto i nastrini? – mah?! Se sono da 20cm li leghiamo al polso, da 30 poi non ci bastano per tutti, facciamo 15, e facciamo i fiocchi – parola di Capitano) e così, uno per uno, sono stati tagliati circa 400 nastrini neri, perché la notte di un cappellaio matto si popola anche di folletti magici, che muovono forbici e rotoli senza che ci si possa affaticare, annoiare, ma soprattutto fermare e, alla fine, il lavoro è compiuto, e tu non sai neppure come sia successo.
La
notte scorre via, in un baleno, ed è subito domenica, è subito missione.
Oggi
corriamo (per modo di dire) per Theodora (www.theodora.it)
la Onlus che si occupa dei bimbi in ospedale, che li aiuta a guarire con
l’allegria, che li distrae dalla “bua” con un sorriso.
L’alba,
la luce accesa, gli abiti da clown, il cappello da clown, una colazione da clown,
trucco e parrucco, un sacchetto di nastri di raso variopinti, una scatola di
nastrini neri per ricordare chi non c’è più, due bandiere sventolanti, una
piegata, sacchetti con mappe, zaini con felpe, cose da marziani, guanti
colorati, chiavi… un’alba da Marte, come ne vorrò sempre avere.
Milano
mi abbraccia di freddo, la metropolitana mi acchiappa e mi deposita in un
centro città semideserto, tinto di buio e di lampioni gialli, luci della
Galleria, fari di Gazzelle. Chi passa mi guarda, mi grida qualcosa, mi sorride,
e io spero solo che si ricordi di questa mattinata, e del pagliaccino
intravisto, e si chieda che ci facevo in giro vestita così, e quando troverà la
risposta su qualche giornale, faccia del bene, anche grazie al grande cilindro
di una sconosciuta che lo ha fatto sorridere.
Se
un’astronave scendesse davvero un giorno sulla Terra, aprendo i suoi portelli
scaricherebbe creaturine come quelle che vedo io arrivare come me al ritrovo,
gialli di giubbotti, rossi di giacche a vento, sorrisoni stampati e la domanda
è sempre la stessa: ”Ma chi ce lo fa fare?” La risposta è salvata nei nostri
cuori come il back up di un file troppo importante per rischiare di smarrirlo,
questo server non verrà mai sostituito, questo disco rigido può solo crescere
in terabyte di allegria, schiamazzi e tante, davvero
tante occasioni per ridisegnare il mondo, anche se in piccolo, un pixel alla
volta.
Una
missione è amore a prima vista, dipendenza quasi certa e, allora, da oggi in
poi ci sono di certo centinaia di nuovi marziani che girano in città, persone
che daranno un significato diverso alla parola “marziano”, che non sarà più
l’omino verde sceso dal cielo, ma l’omino
di tutti i giorni, la donnina della
porta accanto, il vicino di casa, il cassiere di banca, il professionista incravattato trasformati in
nuvole di rosso, nasi colorati, occhi truccati, facce dipinte, grandi sorrisi,
linguacce, boccacce, smorfie, grida, fischi, salti, canti, balli, corse,
cerchi, girotondi, numeri sull’asfalto, lettere sul sagrato, gente che si
agita, gente che schiamazza, gente che dice ancora, e per l’ennesima volta: “Noi siamo qui,
guardateci, capiteci, ascoltate il nostri messaggio, dateci una mano, siate
generosi, uscite dall’egoismo quotidiano, danzate con noi, giocate con noi,
liberate palloncini rossi in cielo, stendetevi per terra, non abbiate paura di
dare un pezzetto di voi agli altri, anche se gli altri non li conoscete”, noi ci
mascheriamo per rivelare la nostra vera faccia, noi giochiamo e saltiamo e
balliamo perché noi siamo veri, noi ci mettiamo il cuore, le gambe, il tempo,
il sudore, l’impegno.
Oggi
abbiamo fatto qualcosa di grande, abbiamo riunito un piccolo mondo e lo abbiamo
catapultato in una galassia di fantasia, gioco e solidarietà, abbiamo alzato ancora un pochino
quell’asticella, abbiamo sfidato un ipotetico “buon senso” che appiattisce e
annulla, e abbiamo di nuovo alzato il sipario sulla città, per dare una mano a
chi ne ha bisogno, con lo spettacolo della nostra “serietà”.
Laura Amisanole foto della missione
***
grande Laura e tutti i folletti marziani!!
RispondiEliminaLacrime di gioia nel leggere le tue parole così vere e marziane!!!
RispondiEliminaCerchiamo di non cambiare maiiiiii!
prosa e poesia insieme! grande Laura!!!
RispondiElimina