17 giugno 2016

Il mio primo Passatore, di Andrea Parravicini

Le grandi emozioni restano immutate nel tempo. Il lungo racconto di Andrea della sua esperienza, anche se vissuta  a fine maggio, è sempre valida. (A. Capasso)
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Son passati  pochi giorni da termine della 44° edizione della 100 km del Passatore e sto cercando ancora di mettere in ordine le intense e contrastanti emozioni che turbinano nella mia testa.
L'avevo tanto sognato l'arrivo in Piazza del Popolo a Faenza, fantasticando sulla felicità da gridare fino in cielo, sulle dediche per questa mia impresa che ancora fino a giovedì scorso ritenevo ai limiti delle mie possibilità, quantomeno fisiche.
Due anni prima, avevo seguito in moto con Claudia un nutrito gruppo e di amici (Fabio, Angelo, Patrizio, Massimo, Anna, Raffaele e Matteo) e mi ero già innamorato di quell’atmosfera di festa che trasmettevano tutti quei pazzi che partendo in un festoso e colorato serpentone si accingevano a valicare gli appennini tra ali di folla plaudenti per arrivare chi a notte fonda, chi all’alba e chi a mattinata inoltrata a Faenza, città che non conoscevo.

Due anni prima dunque, quella notte di fine maggio arrivavo in Piazza del Popolo dopo due ore di sonno ed incontravo il caro Angelo che aveva appena terminato la sua impresa e mi salutava dicendo "adesso chiamo mia moglie” incamminandosi per rientrare in albergo, trovavo Matteo che da vero campione pur essendo arrivato da parecchie ore era rimasto all’arrivo per complimentarsi con tutti.
Quando apprendevo che Fabio era passato oltre un ora prima a Brisighella decidevo di andargli incontro e quei due chilometri e mezzo sono stati uno dei momenti più emozionanti e decisivi per la mia carriera di podista amatore.
Risalendo questo serpentone di uomini e donne sfiniti ma felici, piangenti, esultanti e che si aiutavano a vicenda per arrivare al traguardo mi sono deciso che l’anno successivo avrei voluto anche io fare quel viaggio, perché ho poi letto da parte di tantissimi definire il Passatore un viaggio più che una gara.
Poi…. i due mesi successivi del 2014 giugno e luglio son stati fatali per me, che mi sono fratturato la tibia destra in un incidente stradale e per l’amico Angelo che sempre sull’asfalto è stato investito da un maledetto ubriaco ed oggi non può più comunicare con i suoi cari le sue emozioni.
La ripresa è stata dura, 6 mesi di stop, 30 giorni senza camminare, poi stampelle, fisioterapia e poi da gennaio 2015 riprendo a correre. Mi ero ripromesso che se avessi ricominciato entro gennaio avrei corso la mia prima maratona a Milano e così ho fatto, entusiasta di questo ma sempre con il vero obiettivo che covava in fondo a cuore e lampeggiava nella testa, nell’area dedicata alla corsa.
16 settembre 2015 mi iscrivo per il Passatore, rispettando il fioretto fatto con me stesso e da li le altre e maratone sono tutte di allenamento, da quel giorno la testa è già a Firenze, al passo della Colla, a Faenza al km 99.
Anche il mio preparatore Paolo Barghini, come l’anno prima per la maratona da preparare in 3 mesi da fermo, mi chiede se sono sicuro di volerlo fare, ma la determinazione è più forte della fatica, dei dolori che mi bloccano a febbraio e che grazie all’amico fisioterapista Lorenzo Castelli risolvo completamente.
Come tutti i centisti tanti chilometri, tre o quattro mattine alla settimana sveglia alle cinque e grazie anche alla compagnia degli amici del Morning Run di Saronno, Gigi, Fabio, Nick (tutti centisti) ed alla mia amata Claudia macino km su km, con freddo, pioggia, qualunque meteo perché l’obiettivo è grande.
Mentre corriamo il pensiero è sempre li e ripercorro il tracciato che ho già fatto due volte in moto con il mio mental coach Patrizio (centista che quest'anno non potrà partecipare e che mi invidia) che mi aiuta e da suggerimenti su tutti gli aspetti fondamentali.
Faccio la maratona di Milano portando l'amico Matteo Miggiano, che già settembre sapendo della mia iscrizione aveva promesso di seguirmi per darmi assistenza, a fare il suo Personale e poi la 50 di Romagna, bellissimo Passatore in miniatura, per terminare tre settimane prima dell’evento la maratona dell’Elba.
Poi 10 giorni prima mi si blocca la schiena, costringendomi ad iniezioni di Voltaren per arrivare a venerdì 27 senza avere dolore.
Arriviamo dunque venerdì a Brisighella dove abbiamo preso una camera in agriturismo, pranziamo e ci prendiamo una mezza giornata di relax a bordo piscina: sono rilassatissimo.
Sabato mattino mi sveglio presto: la tensione bussa!
Colazione abbondante, controllo del borsone con cambi, cambi di emergenza, integratori, percorso con indicato punti di incontro con Claudia e Matteo e si parte , scendendo verso Firenze e fermandoci come lo scorso anno per un caffè al Passo della Colla dove troviamo il Passatore che anche lui sta scendendo a Firenze per poi riportarci a Faenza.
Quando arrivo in piazza della Repubblica la tensione sale, anche se è ancora controllabile; ritiro il mio pettorale 367 e ci fiondiamo a mangiare da Marione, dove attendiamo una mezz’ora per ordinare: faccio allora affidamento sul mio stomaco e sulla sua capacità di “lavorare” anche velocemente ogni tipo di cibo e per ingurgitare più calorie (perché ho fatto anche il calcolo delle calorie che consumerò e di quote ne integrerò) mi mangio un bel piatto di tagliatelle riccamente condite.
Da quel momento inizio ad isolarmi, la tensione sale, andiamo a cambiarci e mi cospargo di vaselina augurandomi di non avere problemi, prendo una bottiglietta d’acqua e ci incamminiamo verso la partenza dove incontriamo Massimo e Daniela, amici fiorentini. Inizia la paura, che mi accompagna nell’ora prima allo start e che sparisce 15 minuti prima, fa caldo ma non me ne curo troppo.
Non ho mai avuto paura nei mesi precedenti.
La mia amata Claudia vuole correre con me fino a Borgo san Lorenzo ed entrerà nel serpentone dopo il Duomo di Firenze e dunque ci accordiamo che io starò sulla sinistra del serpentone ed alle 15.00 allo sparo inizio tranquillamente (insomma) a correre. Claudia mi sta aspettando e con un grande sorriso si affianca e così partiamo, primo ristoro super-congestionato bevo solo una aranciata, al sesto km vedo il primo collassato, Claudia si impressiona e rallenta, io la incito ma lei comincia a dirmi di andare.
La aspetto per farci una foto insieme ma pur camminando vado più veloce di lei e dunque rispetto il mio passo.
Non soffro tanto il caldo anche se è la prima volta quest’anno che corro con una temperatura così alta, ed al sedicesimo km vedo il secondo collassato, che mi ricorda di bagnarmi abbondantemente, cosa che faccio grazie alle numerose canne d’acqua che i residenti ci offrono. Svalichiamo a le Croci ed inizio la discesa quando dopo un paio di km comincio a sentire delle fiacche sulle dita di entrambi piedi e sotto il quello sinistro.
Mentre corro in discesa cerco di “tirare indietro” il piede e poco dopo scrivo agli amici in chat del mio problema: mi vengono suggerite due alternative ed io fortunatamente (e previdentemente) mi son portato doppie scarpe e calze. Claudia nel frattempo si è fermata e fortunatamente Matteo l’ha recuperata in macchina e mi raggiungono al 29 km dove cambio calze e scarpe. Appuntamento con loro al 32, ma passerò prima io dato il traffico.
Mi riprendono intorno al 36 e gli do appuntamento a dopo il ristoro di Ronta dove devo mettermi maglia termica e manicotti per affrontare la salita fino alla Colla.
Mi accorgo che pur correndo e camminando veloce tengo un ottimo ritmo senza fare fatica, e questo mi da una carica incredibile. Quando vedo che il mio Garmin segna 47,74, comincio a corricchiare, non sono sicuro quando arrivo in cima se sia l’ultimo tornante o il penultimo ma dopo pochi metri sento i beep dei corridori e guardo il tempo: sono quasi dieci minuti sotto il mio tempo obiettivo ed arrivo al traguardo della Colla che mi sento un leone! Matteo mi aspetta dopo il passaggio e mi scatta una foto che esprime appieno il mio stato d’animo.
Ristoro, fermata alla macchina per prendere antivento, gel e pastiglia oltre che il faretto ed appuntamento tra due ristori, così mi getto giù per la discesa, attendo a gestire la fatica.
Al 55° comincia ad affiorare la stanchezza e rallento camminando di tanto in tanto, ma capisco che devo gestire il mio fisico perché mancano ancora 45 km ed il Passatore è appena iniziato…
Da quel momento cammino e corro così come la stragrande maggioranza dei miei compagni di viaggio con cui ci alterniamo posizioni e stanchezza. I miei angeli custodi  ogni due ristori mi incitano ricordandomi che sto facendo una cosa grande e dopo Marradi arrivo a San Cassiano, nel frattempo data la quantità di liquidi bevuti inizio ad urinare ogni 4 km! è vero che il ristoro di San Cassiano sembra non arrivare mai, ed è solo 2 km più lontano degli altri!
La notte è buia ed io ho riposto i sogni di “tempo” accontentandomi di finire decorosamente e come avevo detto già due anni addietro a tutti gli amici, finire integro e non sfinito per aver tentato l’impossibile, del resto tra due mesi mi sposo e la mia futura moglie mi vuole in salute!.
Di tanto in tanto mi unisco a qualche gruppetto che corricchia e vedo che vado più veloce di loro, ma farla da solo per la prima volta mi ha portato a correre (e camminare) con il freno a mano tirato.
Nel buio quando passo e mi ripassano i compagni di viaggio c’è solo il silenzio, così come i ciclisti che accompagnano gli amici runner e che soffrono con loro senza proferir parola.
Si soffre in silenzio, si sopporta la fatica e di tanto in tanto ci scappa qualche parola, qualche risata.
Vedo le luci del castello di Brisighella e mi vengono in mente i racconti in cui ti dicono che è finita, invece li comincio a fare i conti di quanto tempo mi manca! una vita, meglio  concentrarsi ancora sul prossimo ristoro: è andata bene dal 60° così pensando solo al prossimo ristoro senza altro per la testa.
A Brisighella solo Matteo mi viene incontro, Claudia si è addormentata in macchina e gli dico di andare a Faenza,  ci vedremo all’arrivo: adesso sì che sono stanco.
Dal 90° comincia il countdown ed al 92* comincio a pensare che mi ci vorranno 80 minuti per l’arrivo! ma son troppi ed io voglio finire prima, dunque si deve correre e così faccio ma l’energia è poca. Al 97° arrivano due ragazzi da dietro, uno si affianca scala mia sx e mi dice “ allora tu sabato prossimo vieni da me a Saronno, io ho un negozio a Saronno e ci apriamo una bottiglia capito?” Lo guardo : è un po' stralunato ma mi va di finire in compagnia ed allora gli dico "ah va bene allora vengo con voi finiamo insieme" e così arriviamo alla rotonda del Passatore e da li al 98°, al cartello dopo Oscar mi scatta la foto che avevo deciso di farmi fare due anni prima, ed insieme corriamo fino all’arrivo quando Oscar mi dice “ tu vai eri davanti “ ricevendo come risposta “smettila di dire cazzate noi finiamo insieme!”.
12 ore 52 minuti ed una manciata di secondi segna il timer all'arrivo ma per tutti noi che siamo arrivati in fondo è come essere dei Giorgio Calcaterra!
Dedico questa mia impresa alla mia amata Claudia che mi ha supportato in questi lunghi mesi ed ai miei amati genitori che non ci sono più.
La mia mamma sarebbe stata orgogliosa del suo Andrea, lei era una sportiva e mi ha sempre spinto ad impegnarmi nello sport e sarebbe stata sicuramente in Piazza del Popolo ad attendermi ed ad abbracciarmi, con un abbraccio che mi manca da tanti, troppi anni.
Dopo l’arrivo la voglia di rifarlo era pochissima, il giorno dopo è raddoppiata e così sta facendo di giorno in giorno, perché voglio leggere il prossimo anno “per due volte io c’ero”.
Andrea Parravicini
Corri quando puoi, cammina quando devi, striscia se serve; ma non mollare mai (Dean Karnazes)

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