[ FOTO ] - Alla Run for Parkinson's organizzata dall’amica Lidia, (una che al Parkinson da del tu), rispondo presente, se posso. Il compito è sempre quello: in bici, precedere la corsa avvisando i fruitori della ciclopedonale attorno al lago di Comabbio, accompagnando al traguardo il vincitore per poi ripartire, raggiungere l’ultimo (oggi eravamo in settecento) e scortarlo fino alla fine. Non uso il termine “servizio scopa” perché, visto le tante donne con cani che ho scortato al traguardo (che non c’era già più), potrei ricevere “selvagge” critiche dalla Lucarelli (sai che trauma).
Questa corsa è già motivo sufficiente di riflessione per chiunque partecipi, pensando alla finalità perseguita nell’organizzarla in migliaia di siti nel mondo; basta e avanza per comprendere la vita fortunata che ho vissuto.
Domani potrei essere anch’io nella condizione dell’uomo parkinsoniano di Cocquio, che fino a vent’anni orsono correva in moto e arrampicava e che oggi, per alcuni tratti, ho accompagnato e ammirato.Questa corsa è già motivo sufficiente di riflessione per chiunque partecipi, pensando alla finalità perseguita nell’organizzarla in migliaia di siti nel mondo; basta e avanza per comprendere la vita fortunata che ho vissuto.
Ma la corsa, attività nuda e cruda anche se ci sono le scarpette, è sempre fonte di parallelismi con la vita e oggi lo è stata, avendo accompagnato e preceduto di “una ruota” il vincitore, il “Matt”, mio figlio.
Voler precedere qualcuno, a parte la gentilezza nell’aprire una porta o comunque l’essere educati, è una gran fatica. Ho sempre preferito condividere tratti di vita, perseguendo un traguardo da costruire insieme ai compagni di viaggio; a volte ha funzionato e mi sono divertito.
Sarà per il non volere precedere alcuno che corro da solo, senza playlist, senza cronometro, senza cardiofrequenzimetro, senza gps, ma anche senza scherzare.
E così arriviamo ad oggi. Non ho mai pensato che con i miei figli fossimo sulla stessa strada sapendo che, fin da quando sono nati, sarebbero stati sulla loro, che li avrei accompagnati nel capire quali strumenti volessero per viaggiare da soli, che mai avrei voluto vederli imitarmi, magari precedendoli per dire loro: -dovete fare così-. Oggi ho preceduto un uomo di 33 anni, che continua ad allenarsi intelligentemente per continuare la sua corsa del vivere quotidiano e che, come oggi, raccoglie buoni risultati per l’impegno che ci mette. Come sua sorella del resto, che però non corre, con le scarpette intendo.
Dimenticavo: devo ringraziare una persona, che avrebbe potuto decidere di camminare con un cane ed invece continua a farlo, a braccetto, con me.
Roberto Bosco
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