29 ottobre 2013

27 ott. ’13, Maratona di Venezia - Io la medaglia l'ho presa… di D. Casiraghi

Sono qui per raccontare ancora una volta la magia di quei 42 km, le emozioni contrastanti e le sensazioni mentali e fisiche che si provano. La maratona di Venezia è bella perché permette anche a chi non è un runner sfegatato di provare l'esperienza. Se l'anno scorso l'ho portata a termine senza allenamento adeguato e con condizioni meteo proibitive quest'anno mi ero preparata. L'unica incognita era il mio ginocchio operato al crociato esattamente 5 mesi fa.
Una bella sfida. Ho avuto tantissimi amici vicino che mi hanno aiutato a superare momenti decisamente difficili e adesso era il tempo della rivalsa.
Sveglia alle 05,15 per arrivare sino a Stra, solite operazioni di preparazione, consegna sacca e ingabbiamento nelle griglie di partenza. Alle 09,30 si parte. Siamo in 8000 e ci sono tantissimi stranieri! Sto bene, le gambe girano forse un po' troppo veloci ma
non ho ambizioni di tempo. Il mio obiettivo è la medaglia da finisher. Fa caldo, il tasso di umidità è intorno al 95% e la temperatura è di circa 20 gradi. Corro lungo la riviera del Brenta attraversando i paesini che vi si affacciano ed è festa: bimbi che ti danno il cinque, adulti che ti acclamano, band che suonano. Superiamo Marghera ed entriamo in Mestre. Oramai se ne sono andati anche i 25 km. Il conto per aver corso un po' troppo veloce sin qui arriva. Sento le gambe indolenzite, rallento ma proseguo. Accanto a me ci sono persone che corrono ma nessuno con cui condividere la mia crisi. Del resto sono abituata a correre e gestire questi disagi da sola. Vado avanti, prendo un gel e miracolosamente riparto. Parco di S. Giuliano: trentesimo kilometro! Provo una sensazione di onnipotenza: la gara incomincia adesso mi dico. Ho malissimo alla parte alta della schiena, forse è tensione ma di certo si va avanti. Il ginocchio tace, un tuffo al cuore di gioia perché per me significa poter preparare altre maratone. Aver la possibilità di poterci riprovare è tutto.
Penso alle mie amiche a casa che sicuramente controlleranno i miei passaggi tramite la Tds, penso alle telefonate del giorno prima che mi hanno commosso profondamente, agli sms arrivati. Avanzo lentamente oramai ma io quella medaglia c'è l'ho già al collo anche se mancano circa 10 kilometri. Io la medaglia l'ho presa nel momento in cui mi sono rimboccata gli orli dei pantaloncini e ho ricominciato ad allenarmi e a credere che questa maratona l'avrei corsa tutta attimo per attimo con i miei amici virtualmente accanto. L'infinito Ponte della Libertà lo affronto un po' camminando, un po' correndo. Sono stanca e l'assurdità è che ho male a tutto tranne che al ginocchio! Mi sento debole e ho un po' di nausea. Avanzo, scendo dal Ponte che collega Venezia alla terra ferma e si entra in Venezia, a Tronchetto Ingrid e Michela dietro una curva gridano come due pazze come se avessero visto la Straneo. Mi commuovo pensando che probabilmente sono lì da ore ad aspettarmi. Avanzo sola immersa nelle mie lacrime di gioia e dolore. Che ci posso fare?
Son tanto roccia ma ho il cuore tenero e le lacrime in tasca! Lascio Tronchetto e mi immergo nelle meraviglie di Venezia. Che città da fiaba! Ormai manca un soffio al traguardo, raggiungo piazza San Marco, la gente fa un tifo sfegatato che è musica per le mie orecchie ma io non ce la faccio più, ho dato veramente il cuore e l'anima. A me sembra di correre velocissima ma sto andando pianissimo eppure le gambe mi portano ancora ubbidendo a fatica. Nessun dolore al ginocchio!!  Ultimi due ponti e vedo la finish line: lo sprint finale, le braccia al cielo e un urlo di rabbia e gioia insieme. Lacrime a fiumi quando la vedo...... una ragazza me la mette al collo, è bellissima questa medaglia e soprattutto ha un valore inestimabile. Erano 5 mesi che la desideravo, l'ho sudata, amata, odiata e conquistata. Adesso eccola qui, mi cinge il collo a dimostrare che ognuno di noi ha sempre ancora una possibilità da giocarsi.
Grazie a tutti per il sostegno immenso, mi avete coccolata e spinto a provarci e a crederci. Certi momenti non si dimenticano mai e questo è sicuramente uno di quelli. Non importa se oggi sono a letto con la febbre, la medaglia è lì sul comodino a ricordarmi che ogni momento di questa vita va vissuto con intensità.
Donata Casiraghi

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