L’altra
sera però sono andata sul Lago d’Orta, a correre. Una non competitiva (si fa
per dire) di 14,5 km, tutto intorno al lago. C’era luna piena.
Si
è trattato di risvegliare tutti e cinque i sensi, perché
al buio la vista serve molto meno dell’udito, dell’olfatto e del tatto.
La
vista: nonostante la torcia in fronte, non è che si potesse davvero vedere dove
si andava. Quel tondino di un metro di diametro basta giusto a individuare le
radici tinte di arancio fosforescente dai bravi organizzatori. Certo, gli occhi
li strizzi
un po’, ma poi, in fondo, ti lasci solo guidare dall’istinto. Gli occhi li usi quando ti volti verso il lago, o quando alzi lo sguardo sulla Luna, per ammirare lo spettacolo impagabile di una notte lucida di lago, punteggiata dalle luci delle case sulla riva, giù in basso, con il riflesso del nostro satellite che si tuffa nell’acqua nera.
un po’, ma poi, in fondo, ti lasci solo guidare dall’istinto. Gli occhi li usi quando ti volti verso il lago, o quando alzi lo sguardo sulla Luna, per ammirare lo spettacolo impagabile di una notte lucida di lago, punteggiata dalle luci delle case sulla riva, giù in basso, con il riflesso del nostro satellite che si tuffa nell’acqua nera.
L’olfatto:
perché di notte le piante copulano, perché il bosco odoroso circonda il
viandante (ah ah, corrente), perché senti l’olezzo di Madre Natura che ti
avvolge e risponde a un bel po’ di domande, su quasi tutti gli argomenti
difficili della vita.
Il
tatto: non con le mani lo usi, ma con i piedini, calzati di gomma, che devono
sentire le asperità del terreno, devono reagire alle buche invisibili, devono
allargare le dita per mantenere l’equilibrio, sentono i sassi, sentono le
radici. Neppure se avessi i piedi nudi la pianta dei tuoi piedi sarebbe più
sensibile. Senti i tendini che ti garantiscono equilibrio, senti i muscoli che
rispondono alla discesa, senti tutto, perché al buio il corpo è più sveglio
specialmente se corri veloce lungo un sentiero largo mezzo metro.
L’udito:
il lago tace, nel buio, allora puoi sentire i passi di chi arriva alle tue
spalle, quando corri solo nel bosco, quando si spezzano i rami sotto i piedi.
Ma hai sentito prima lo speaker, hai ascoltato gli amici, hai udito la tua voce
parlare, parlare, parlare… Solo il silenzio della corsa solitaria ti
restituisce il tuo respiro, cadenzato.
Poi,
a fine gara, è bello scambiare due parole con una ragazza che compie gli anni,
che festeggia così, che si chiama quasi come te.
Il
gusto: si mangia solo alla fine, e qualunque cibo sembrerà ottimo, ma questa
volta la pizza era davvero deliziosa, la frutta un toccasana, la cola mai tanto
gradita. Ma le papille erano già state eccitate dal sapore della selva, dal
gusto dolce e fresco dell’aria che entra nei polmoni attraverso la bocca, dal
salato delle labbra imperlate di sudore.
Una
corsa, la notte, risveglia i sensi: ha risvegliato la gioia di correre solo per
me, sola, al buio, senza mai temere nulla, sapendomi protetta, accudita,
seguita. Sentendomi un po’ selvaggia in un ambiente tutto sommato protetto, e
recuperando il piacere del momento di raccoglimento che è per me questo sport.
Non
mi importa quanto impiego, arrivo sempre in fondo, non mi importa nulla,
lasciatemi correre ancora al buio, sola, con la Luna e il lago.
Poi
gli amici li si ritrova, ma il gesto di correre è solo mio.
Laura Amisano
***
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