Torno a disputare una mezza dopo oltre due mesi, dopo la performance da pacer in quel di Busto. Due mesi e mezzo e una sola gara, il Campaccio, due mesi e mezzo di progressivo stacco della spina dovuto a diverse cause che hanno messo la corsa dietro ad altre priorità. Parafrasando il motto “l’appetito vien mangiando” mi vien da dire “la pigrizia viene riposando”. Riposo forzato, tanti pensieri ed una moltitudine di impegni che a poco si sono cancellati dal circuito mentale e dall’agenda.
Ho deciso solo martedì sera di fare la Mezza di San Gaudenzio, dopo un casuale incontro con l’amico Giancarlo, il “Frangia” per tutti noi di Ossona. Un’uscita serale di 16km, in progressione, mi ha convinto a tentare, senza velleità, senza pretendere. Inoltre un grosso stimolo è stato
vedere tanti nomi conosciuti nella lista degli iscritti, un’occasione di festa da non perdere.
vedere tanti nomi conosciuti nella lista degli iscritti, un’occasione di festa da non perdere.
Freddo da giorni della merla, in macchina ci si scalda parlando di vacanze estive e snobbando i consigli della signorina Garmin, al volante … Guido, nome omen.
Al punto di ritrovo, Palazzetto dello Sport, va in scena il cerimoniale dei saluti, tanto più festosi quanto più è il tempo che non ci si vede. Si sta molto bene dentro il palazzetto, uscire per fare un po’ di riscaldamento è traumatico, però in fondo è come entrare in mare, il disagio è iniziale poi ci si abitua. Si corre sul vialone intorno allo stadio scannerizzando con lo sguardo chi ci viene incontro, cercando nella sezione “amici” e quando il volto viene riconosciuto è subito saluto e sorriso. E’ una delle cose che apprezzo di più di questo sport, il rapporto umano con chi in teoria è un avversario.
Parto abbastanza dietro, con Marco, Guido e “sguardo-dolce” Joanne, posizione ideale per non eccedere nei primi 10k. Supero i palloncini dei 5/km, poi i 4.45/km, poi … vengo superato dai quelli dei 4.30/km probabilmente rimasti imbottigliati all’avvio.
Provo a rimanere con loro, non faccio fatica, mi aiuta l’abbigliamento leggero che non fa sudare. Il percorso è molto simile alla Mezza di Trecate che dista pochi kilometri, tanta campagna, attraversamento di piccole frazioni, strade strette, assoluto silenzio.
Qui ci sono più curve, elemento che non disturba e consente di vedere la lunghissima fila che ci precede.
Scollino ai 10k in un perfetto 45’ e provo a lasciare i pacers, con cautela. Il gioco funziona, le gambe funzionano, la testa funziona, correre così è un piacere assoluto. Sullo sfondo riappare il “cupolone” di San Gaudenzio, si torna in città, nel punto più brutto dove dobbiamo dividere gli spazi con auto e autobus di linea che si muovono al nostro fianco rendendo l’aria pesante. Ho riserve di energia e al cartello con scritto 18 cambio decisamente passo per un finale grandioso insieme a Mario, socio occasionale che mi sprona ad un ultimo mille a tutta. Dopo il traguardo ci abbracciamo, come fossimo due amici o due compagni di squadra, come se avessimo vinto chissà cosa. Abbiamo solo condiviso un piccolo tratto di strada ed una grande emozione, una di quelle che solo chi corre può comprendere. Il mio cronometro dice 1.34.00, molto meglio di quanto sperassi dopo due mesi e mezzo di corsette senza allenamenti mirati. Nel palazzetto trovo Ivano, il migliore dei baracchini, con il suo PB ed i reduci della non competitiva. Qualche problema al ritiro borse, lasciato in gestione a gentili ragazze in eleganti divise che le rendevano inadatte ad una mansione dove sono richieste fisicità e agilità. Giubbino antivento e ricco pacco gara chiudono questa mia prima partecipazione alla mezza di Novara, punto di partenza per la stagione 2013.
Michele RomaniniSERVIZIO FOTOGRAFICO
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