7 ottobre 2012

6 ottobre 2012 Courmayeur - "Arrancabirra" di D. Casiraghi

Arrancabirra 2012 – Courmayeur
Posso dirvi dove mi trovavo ieri  mattina ma non chiedetemi il percorso di questa gara goliardica che si svolge ogni anno a Courmayeur  il cui percorso è lungo 18 km con un dislivello di 1.400 nei primi 10 km. Si arriva in vetta a Testa de la Tronche e poi si comincia a “scendere” per rientrare a Courmayeur.
Ieri mattina la sveglia è suonata alle 4,20, ritrovo con i Podisti da Marte a QT8 e poi via in pullman verso la meta. Arriviamo a Courmayeur alle 9,15, ritiriamo i pettorali, ci prepariamo e poi il via della gara. Per me è la prima vera esperienza in montagna per cui decido di rimanere in gruppo con Dario, Lamisangel e Rita. Siamo un bel  gruppo noi! Decidiamo di camminare sino in vetta e poi da lì decideremo come affrontare le discese. La salita è dura, sono 10 km di fatica intercalati
da qualche birra ai ristori. C’è un clima di festa quando raggiungiamo i rifugi, si balla, si canta, si beve e si mangia! Il sole rende la giornata meravigliosa, ci sono dei colori bellissimi! Lungo la salita ogni tanto facciamo delle pause perché è dura, a tratti il sentiero si fa irto e stretto. Ho un po’ paura perché adesso siamo in alto e io soffro di vertigini. Raggiungiamo il rifugio Bertone (quota 2000 mt), mangiucchiamo salame, formaggio e pane, una birretta e si riparte. Davanti a noi c’ è un muro di salita. Le gambe incominciano ad essere stanche! Si sale, si suda e si soffre insieme. Noi 4 rimaniamo uniti. Se uno di noi è stanco ci si ferma tutti . Questo è il nostro spirito per affrontare la difficoltà. Finalmente raggiungiamo il costone della montagna e lo spettacolo è davvero fantastico: sulla sinistra la maestosità del Monte Bianco, sulla destra la valle verde, il cielo è azzurrissimo. Uno spettacolo da cartolina. Camminiamo per qualche chilometro in piano (le gambe ringraziano) godendoci il panorama. Non ci sono alberi qui, solo un po’ di erba bruciacchiata, dal vento e dal sole estivo. Il clima è decisamente fresco da richiedere un giubbetto antivento. Il sole brucia la nostra pelle sudata. Oramai siamo a 2800 metri circa. Dentro di me sento nascere l’emozione che si prova quando si fa qualcosa di nuovo: è la prima volta nella mia vita che con le mie gambe raggiungo la vetta di una montagna così alta! La soddisfazione mi inorgoglisce. Ci sono sensazioni che è difficile descrivere ma io qui oggi sono felice: felice di essere in vetta, felice di avere accanto a me persone che mi danno la sicurezza di farcela, felice di sentire questa aria sul viso, felice di essere immersa in questo silenzio rotto solo dalle nostre chiacchiere e risate, felice di non essere sola. L’amicizia in questo momento è qualcosa di palpabile. Mi sento in armonia con questo paesaggio a cui non sono molto avvezza. Nei confronti della montagna ho sempre avuto un po’ di ostilità perché io amo molto di più l’azzurro del mare al verde dei monti. E ora si scende! La mia inesperienza totale mi porta a pensare con ottimismo che la discesa sarà una passeggiata!!! Errore! La discesa quando le gambe son devastate di stanchezza è una nemica difficile da dominare. I polpacci me li sono giocati in salita, ora è il momento di giocarsi i quadricipiti. Davanti a noi c’è una discesa ripidissima e lunghissima. Per fortuna alle spalle ho una guida alpina che pazientemente mi suggerisce come sfruttare gli appoggi che il sentiero offre. Che difficoltà! Io non sono proprio capace, si scivola sulla ghiaia e ogni tanto si rischia di cadere ma per fortuna la scarpa da trail tiene la strada e lentissima scendo, scendo, scendo fino a quando il sentiero si fa più percorribile. Siamo sempre uniti io, Laura, Rita e Dario nessuno abbandona l’altro! La stanchezza ci rende silenziosi la fatica aumenta sempre più insieme ai chilometri che percorriamo. 
Tredicesimo kilometro “forza!” di correre oramai non se ne parla, le gambe sono invasate di acido lattico che le rende durissime. Camminiamo concentrandoci sugli appoggi irregolari che i nostri piedi devono affrontare per assecondare il terreno. Finalmente si entra nel bosco dove troveremo l’ultimo rifugio e poi dovremmo entrare in Courmayeur. La stanchezza ci rende un po’ nervosi e adesso tra noi c’è un po’ di tensione ma andiamo avanti. Oramai l’imperativo è solo quello: AVANZARE a fatica per ARRIVARE. 
Sento che ho poca autonomia nelle gambe sono quasi 7 ore che cammino! Finalmente il rifugio Hermitage con l’ennesima birra, 2 grissini e 2 fette di salame. L’ultimo tratto di bosco e poi Courmayeur, 500 mt di meraviglioso asfalto e poi l’agognato traguardo! I marziani ci fanno festa, il Capitano Cosi mi abbraccia, mi dice che son stata brava perché il percorso è difficile. Sono stravolta ma la calda emozione di avercela fatta cancella il dolore diffuso in tutti i miei muscoli. Mi godo il clima di festa  e gli abbracci, le solite lacrime di commozione e soddisfazione mi riempiono gli occhi ma shhhh non diciamolo a nessuno!! I DURI NON PIANGONO MAI e io sono una dura (dal cuore tenero però)!!
Termina qui questa trasferta marziana, tutti giunti al traguardo, tutti felici per l’impresa portata a termine.
Ora stancamente il pullman ci riporta alle nostre case, alle nostre famiglie e alla nostra quotidianità con una ricchezza in più.
Grazie davvero a tutti quanti.
Donny (Donata Casiraghi)
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