8 gennaio 2013

CAMPACCIO - Minireportage dai prati di San Giorgio di L. Viganò

Il buon giorno si vede dal mattino. Ed era un  buon giorno quello della Befana 2013 al Campaccio.
Giornata né fredda né calda, il sole che andava e veniva e il fango che c’era e non c’era. In effetti ce n’era pochissimo, terreno perfetto per ottenere risultati di rilievo. Che, puntualmente, si sono verificati. La gara clou, quella dei Senior, ha visto il drappello di testa andare come lippe fin dalle prime battute. Anche i due Italiani, Lalli e Meucci, freschi di ottimi risultati ai recenti europei di cross di Budapest, erano lì a battagliare come da tempo non si vedeva più. Poi hanno dovuto cedere all’onda nera che copre il mondo dell’atletica su strada. Ma, come si dice, sono caduti in piedi.  Ho avuto la fortuna di vedere, ai 7800 metri, il momento in cui i neri
si sono dati una mossa; la gara rischiava di non essere “cosa loro” perché a menar le danze c’era il nostro Meucci. Lui davanti e loro a seguire ma non in fila indiana (qualcuno dei lettori dirà: e, certo questi sono africani….). bensì dietro, a ventaglio.  E Meucci a far la parte della  volpe (o del cinghiale) in preda ai cani pronti a dilaniarlo. Si girava a destra e manca ma non riusciva a capire da dove sarebbe partito l’attacco.
Senza alcun segnale, sono partiti all’unisono e in trecento metri hanno ridato ordine al pronostico. Meucci non ha ceduto, è stato dietro al gruppetto che nel finale lo ha distanziato via via che la progressione aumentava.  Onore a lui e a coloro che lo hanno battuto. Questi neri, oltre alle loro ben conosciute superiorità, hanno anche nel dna le leggi spietate della savana: se non sei cacciatore, sei certamente preda. Dopo il traguardo, tornano i ragazzi più miti e dolci del mondo.
Nelle gare giovanili si sono viste buone prestazioni  e un buon livello agonistico sia nei maschi che nelle femmine.
Qualcosa di strano, invece, tra gli amatori. Molti degli atleti saliti sul podio potevano benissimo competere degnamente nella gara top. Alcuni che invece hanno gareggiato nella gara top facendo una figura barbina, potevano degnamente competere nelle gare amatori.  Per risolvere il problema, se di problema si tratta, basterebbe che qualcuno dicesse agli Organizzatori che si possono mettere tempi di accesso e così tutti corrono in fasce di rendimento omogenee. Ne guadagnano lo spettacolo, la sicurezza sul percorso di gara e soprattutto, la credibilità del settore.
Credibilità che il buon Gianni Mauri ha esternato per tutto il giorno, sgolandosi al microfono  per magnificare la presenza amatoriale, invitando i corridori che hanno corso al mattino a fermarsi fino al pomeriggio per vedere e applaudire (magari anche imparare) le “gare quelle vere”. Parole al vento. Il Movimento, nella sua quasi totalità vicina al 95%, ha corso, si è cambiato, e se ne è andato, snobbando anche gli amici (!?) che, con un cerimoniale ai limiti della perfezione, sono andati a podio senza perdere tempo.
Credo che un minimo di rispetto in più del solito non rispetto, doveva essere riservato ad una gara con il blasone del Campaccio. Ma sappiamo che nel Movimento Master, il piatto forte non sta nella cultura sportiva.
Luigi Viganò
il servizio fotografico
***

1 commento:

  1. Disamina perfetta prof Viganò, personalmente l'anno passato me le sono viste tutte le gare, mentre invece quest'anno ho salutato tutti all'intervallo. A difesa di coloro che, come me, se ne sono andati, vorrei far notare che nei bilanci famigliari della banca del tempo, è già difficile inserire allenamenti ed una mezza giornata festiva, tutto il giorno è veramente difficile. Cordialmente. Rodolfo Lollini

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