26 gennaio 2015

Mezza di San Gaudenzio 2015 - "Non è tutto oro ciò che luccica!" di M. Oliva

[ FOTO ] - La mezza di Novara, si preannuncia come meglio non si poteva immaginare.
Il riscaldamento pre-gara si svolge in modo piacevole e divertente.
Piacevole perché la temperature è incredibilmente mite, in considerazione della stagione e della latitudine;
divertente perché è occasione per salutare amici e parenti, e per arricchire il book fotografico personale (grazie Andò)
Il parterre è simpatico e interessante grazie alla scenografia organizzata dai responsabili.
Ma ben presto è tempo di allinearsi dietro la linea dello start perché la mezza di San Gaudenzio è una gara e pertanto richiede concentrazione, sacrificio e determinazione. Allo sparo (qualcuno l’ha sentito?) dato con qualche minuto di ritardo, iniziano le danze.
Tutto bello, tutto facile.
Infatti, il sole frontale accompagna e rende piacevole la corsa, la sua luce morbida ampia ed uniforme è come quella
dei diffusore teatrali; ma qui il palcoscenico è il percorso e gli attori siamo noi!
Tutto bello, tutto facile.
I chilometri passano con inaspettata fattibilità, veloci come la più rosea aspettativa. Il primo, il secondo, il terzo, fino al decimo è così: sorprendentemente facile!
Ma non è tutto oro ciò che luccica, nemmeno il sole liberatosi dalle nuvole e padrone del cielo.
Questo descritto non è che il preludio di una gara che solo adesso mostra il fattore “fatica” che è tipico di ogni competizione .
Alla fine di una curva che impone la strada per il ritorno in città, esattamente a metà gara, il vento si battezza primo attore di questa 19° edizione della Mezza di San Gaudenzio mostrando la sua energia.
Come uno strano principio che regola la pena in base al beneficio goduto, il percorso da ora in poi è caratterizzato da raffiche di vento che spingono, spostano e spazzano via. Per gli atleti inizia un lungo calvario. La speranza che alla fine della curva successiva il vento possa cessare, è puntualmente disattesa e dettata solo dallo sforzo e senza nessuna logica, si sposta alla curva successiva.
Il vento gela la fronte, fa lacrimare gli occhi, ghiaccia le mani, stanca gli atleti, indebolisce i runner. Ma il runner rallenta, combatte, si difende ma non si ferma. Ogni passo diventa un calcio dato al vento e un metro in meno che ci separa dal traguardo.
La città è vicina ed in essa è custodito il gonfiabile del traguardo; così cercando riparo tra le pareti di qualche abitazione, e con l’aiuto della ancora lontana voce dello speaker, chiaro segno che l’arrivo è prossimo, si raggiunge faticosamente e mai come questa volta, meritatamente, il metro 21'097. L’agognata medaglia rappresenta il trofeo tipico di un incontro di boxe dove, questa volta, il runner alza le braccia al cielo e il vento soccombe KO
Mauro Oliva

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