2 dicembre 2014

Firenze Marathon - La MIA PRIMA è iniziata il giorno che ho deciso di farla, di A. Pezzoni


 Non è nemmeno un anno che corro in gare competitive e non ho nemmeno un risultato ufficiale sulla 21km, ma ho un desiderio: mi voglio misurare sulle lunghe distanze, quindi, parlando con la mia amica più cara che più volte ha già vissuto quest'esperienza decido: corro la Maratona.
Seguono due mesi di allenamenti intensi (con una tabella preparatami da un amico allenatore molto bravo) spesso fatti in solitudine  con ogni condizione atmosferica: pioggia, caldo, vento, mentre il tempo scorre velocemente ed il gran giorno si avvicina.
In molti credono che io non sia pronta ma io so di aver preso la giusta decisione.
Non sono in forma, una settimana prima iniziano i mali di stagione e poi no, persino la febbre e il dubbio: devo rinunciarvi?
No, la MARATONA è iniziata il giorno che ho deciso di farla.

Si parte per Firenze con perplessità ed incertezze e ad accogliermi trovo un clima mite, quasi estivo.
La giornata non è tersa ma tra le nuvole il sole fa capolino, è il gran giorno......
Mi cambio nervosamente, entro nella mia gabbia stretta alla mia amica che mi tranquillizza e poi lo sparo, si comincia.
Decido di stravolgere la tabella seguita, in fondo chi mi conosce sa che non riesco a stare alle regole, quindi cambio velocità da subito, in tacito accordo con la mia compagna, lei mi ha capita, vorrei il massimo da quest'esperienza.
Arrivo al km 20, stanca ma tutto ok, so che questo è solo  l'inizio, la musica, i colori, la folla che ci incita, la consapevolezza che sto facendo qualcosa di grande ed indimenticabile.
Continuo, il sudore, la sete, i dolori sono i miei compagni di viaggio e fanno parte del mio percorso, a volte mi sembra di cedere, mi sento quasi bambina, ma devo proseguire, lo devo a me stessa.
I chilometri aumentano, i monumenti mi guardano, la splendida Firenze mi culla ed i fiorentini con le loro grida mi sorreggono, mio Dio, che bello questo viaggio.
Guardo avanti, in fondo non sono sola, sono una parte del grande gruppo di podisti in cui sono immersa e le mie gambe si muovono come le loro, simultaneamente e meccanicamente.
Tra la folla vedo il viso caro di chi mi vuole bene e si emoziona senza nemmeno parlare, grazie amore.
Arriva il km 30 e lì il primo pianto perché realizzo che ce la posso fare, ora il mio corpo è il mezzo e la mia mente il motore, che perfetta sinergia, mai come in questo momento ho l'impressione di conoscermi e Firenze è lì che mi guarda con dolcezza.
Si va oltre, i dolori alle gambe si acutizzano ma non voglio sentirli, sto facendo qualcosa d'importante per me e per chi ho al mio fianco, e poi le luci, i colori, le grida....Mio Dio, in fondo in un contesto come questo soffrire non è poi così male.
Poi ci si sorregge reciprocamente, inizia qualche crisi ma io e chi ha deciso di condividere questo viaggio con me ci stringiamo le mani, il percorso diventa sempre più difficile, curve, sconnessioni date dalla pavimentazione antica del centro storico, al km 40 mi si blocca il ginocchio che da mesi mi da problemi, la mia partner ha i crampi, io inizio a fermarmi, cedo, ma lei mi sorregge, ci guardiamo negli occhi, complici di aver scelto di dividere la sofferenza, lei mi dice andiamo ed io annuisco, ci si prende per mano e si prosegue, ci vogliamo bene, ma da oggi ancor di più se possibile.
Ci gridano che siamo guerriere ed io continuo la mia battaglia, in fondo sono un buon soldato.
L'ultimo passaggio è davvero equiparabile all'inferno dantesco, alcuni avevano ceduto ed erano stesi a terra, ambulanze e soccorritori, ho paura ma io devo finire, io arriverò alla fine.
Racimolo le ultime riserve, mi sono nutrita erroneamente solo con due bustine di zucchero durante il percorso ma voglio riuscire a concludere.
Corro, corro e corro ancora, ormai non sento più nemmeno i dolori e ad un tratto ecco, il miracolo, il traguardo.
Mio Dio, cos'ho fatto, l'ho chiusa, ho finito la maratona, che emozione indescrivibile.
Piango sì ma di gioia, non riesco nemmeno a parlare, che sensazione stupenda, sono sfinita, abbraccio forte la mia compagna di viaggio, la mia guida, dividere con lei quest'esperienza è stato bellissimo.
Ecco, io l'ho vissuta così la maratona, una parola così piccola, un'emozione così grande che in fondo non si riesce nemmeno a descrivere.
Mai ho avuto la consapevolezza di essere così vicina a me stessa, credo che sia l'esperienza più intima, profonda ed appagante che una corsa ti possa trasmettere ed ancora a ripensarci mi vengono i brividi.
Ringrazio Lela che ha fatto tantissimo per me, gli amici del campetto che mi hanno sempre sostenuta, Carlo che in me ha sempre creduto, il presidente e tutti coloro della mia squadra che mi sono stati vicini e che mi hanno contattata con gioia a gara finita e tutti quelli che mi vogliono bene e si sono preoccupati per me.
Un pensiero va anche al Guerriero che non è riuscito a vincere la sua battaglia.
Alessandra Pezzoni (per la cronaca: Alessandra ha vinto la sua battaglia in 3h44'14"R.T.)

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